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- Il film Parthenope di Paolo Sorrentino è ambientato a Napoli e celebra la sua complessità attraverso la vita di una donna nata nel 1950.
- Tra gli interpreti, si segnalano attori come Gary Oldman, Celeste Dalla Porta e Luisa Ranieri.
- Nonostante il successo a Cannes, il film ha diviso la critica, con alcuni detrattori che lo hanno tacciato di essere un esercizio di stile eccessivo.
Parthenope, l’ultimo film di Paolo Sorrentino, è un’opera che intreccia bellezza, irriverenza e poesia. Ambientato nella città di Napoli, il film si presenta come un tributo alla sua complessità e unicità. Attraverso la narrazione della vita di Parthenope, una donna di straordinaria bellezza, Sorrentino esplora temi legati alla giovinezza e alla memoria, coinvolgendo lo spettatore in un viaggio ricco e articolato. La protagonista, nata nel 1950, incarna la città stessa, con i suoi chiaroscuri e le sue contraddizioni, in un affresco che vorrebbe catturare l’essenza stessa di Napoli.
La stroncatura di The Guardian
Il film si distingue per il suo linguaggio cinematografico poetico e sferzante, che vuole catturare la bellezza di Napoli attraverso gli occhi di Parthenope. Sorrentino utilizza un ritmo cadenzato e immagini di pura bellezza per ipnotizzare lo spettatore che si trova dinanzi a un’esperienza sensoriale che il regista sa dosare con maestria. Gli attori, tra cui Gary Oldman, Celeste Dalla Porta e Luisa Ranieri, offrono da parte loro interpretazioni che amplificano l’intensità emotiva del film, con alcune performance più convincenti di altre.
Ciò non toglie che, nonostante l’applauso ricevuto al Grand Théâtre Lumière di Cannes, Parthenope abbia diviso la critica. Mentre alcune recensioni hanno lodato la capacità del film di esplorare il mistero di Napoli, altre lo hanno criticato come un esercizio di stile eccessivo. All’indomani della sua proiezione a Cannes, ad esempio, Peter Bradshaw sul quotidiano britannico The Guardian ha scritto un articolo al veleno dal titolo «Paolo Sorrentino escogita una facile auto-parodia in bikini». La conclusione del giornalista è impietosa: «Parthenope fluttua semplicemente in modo compiaciuto sullo schermo, come una pubblicità di due ore per un’acqua di colonia incredibilmente costosa».
- ✨ Un'opera visivamente mozzafiato che celebra Napoli......
- ❌ Troppa enfasi sullo stile a scapito dei contenuti......
- 💭 Ripensando a Napoli, un altro modo di vedere......
Per orientarsi fra testo e contesto
In realtà Bradshaw si sbaglia. Parthenope si inserisce in un contesto più ampio di opere che esplorano la bellezza e il mistero di Napoli o di altre città. Sorrentino, vincitore del premio Oscar nel 2014 per La grande bellezza, continua a insistere in una visione che cerca di scovare il volto inedito di luoghi iconici quali Roma o Napoli. Ecco perché Parthenope è un film che può peccare di barocchismo, ma non può essere considerato un megaspot di alcunché, a meno che il prodotto in questione non sia Napoli stessa.
In questo senso Sorrentino riesce a catturare l’essenza di una città affascinante e complessa, dando allo spettatore un’esperienza cinematografica sovrabbondante, seppure zavorrata dalla tipica frammentarietà nel raccontare propria del regista. Ma anche nel caso in cui The Guardian avesse ragione e Parthenope fosse solo la réclame di un’acqua di colonia assai costosa, deve piacere molto al pubblico, visto che al box office risulta essere la pellicola più vista della stagione.