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Iddu

«Iddu», un film che racconta con feroce ironia l’ultimo boss di Cosa nostra

Presentata al Festival di Venezia 2024, l’opera di Fabio Grassadonia e Antonio Piazza ricostruisce la parabola di Matteo Messina Denaro.
  • A Castelvetrano, città natale di Matteo Messina Denaro, alla fine il film Iddu verrà proiettato al teatro Selinus.
  • Il film è stato presentato in concorso al Festival di Venezia 2024, senza suscitare particolare clamore.
  • I registi Fabio Grassadonia e Antonio Piazza hanno inteso ripercorrere la vicenda dell’ultimo vero boss di Cosa nostra.

A Castelvetrano, città natale di Matteo Messina Denaro, alla fine il film Iddu verrà proiettato. A ospitarlo il teatro Selinus, dopo che il titolare dell’unico cinema della città, Salvatore Vaccarino, figlio dell’ex sindaco Antonino Vaccarino, aveva opposto il suo rifiuto: «Matteo Messina Denaro – aveva detto Vaccarino – dovrebbe cadere nell’oblio più profondo. Quando uscirà Iddu (nelle sale a partire dal 10 ottobre, ndr) nel mio cinema sarà proiettato il docufilm Falcone e Borsellino: il fuoco della memoria, affinché possano essere esaltati e ammirati i veri eroi del nostro tempo che devono essere fonte di ispirazione per tutti e soprattutto per le nuove generazioni. Non sopporto che si inneggi a un delinquente con il rischio che si alimenti un mito, quasi un modello da seguire».

La trama del film di Grassadonia e Piazza

Iddu è forse il film più atipico e curioso arrivato in concorso al Festival di Venezia 2024, dove non ha destato particolare clamore. Ma chissà che l’opera di Fabio Grassadonia e Antonio Piazza non riservi qualche sorpresa. La prima sorpresa è stata ovviamente il divieto di metterlo in cartellone da parte del cinema Marconi di Castelvetrano. La seconda dipenderà dall’accoglienza del pubblico. Una cosa è certa. Nel film si ride, in modo amaro e talvolta crudele, in un lungometraggio gradevole e per nulla banale. Non sarà un capolavoro, ma di sicuro è una storia brillante e coerente.

Iddu si lega fin da subito al patetico Catello Palumbo (Toni Servillo) che esce dal carcere di Cuneo dopo 6 anni, scontati per essere stato uno dei tanti prestanome al soldo della mafia in qualità di politico e amministratore. La situazione in Sicilia è alquanto complicata, c’è molta confusione sotto il cielo, i vecchi patti e le vecchie alleanze sono venute meno. Ne sa qualcosa Matteo (Elio Germano), terzogenito e successore di uno dei più importanti boss della vecchia guardia, morto da poco. Ridotto a essere un latitante, nascosto nella casa della moglie di una delle sue vittime (Barbora Bobulova), Matteo cerca di tessere la sua tela, utilizzando i pizzini che la sorella Stefania (Antonio Truppo) fa girare per tutta l’isola.

Intanto sulle sue tracce c’è una squadra dei Servizi segreti capitanata dal Colonnello Emilio Schiavon (Fausto Russo Alesi) e dall’ispettrice Rita Mancuso (Daniela Marra). Catello è stato Padrino di Matteo ed è grazie a lui che i due sperano di ottenere dei risultati, ma l’ex volpe democristiana cercherà subito di giocare una partita tutta sua.

Cosa ne pensi?
  • 🎬 Un segnale positivo per la legalità a Castelvetrano......
  • ❌ Una decisione che limita la libertà di espressione......
  • 🤔 Rafforzare la memoria ma con quale messaggio?...

Per orientarsi fra testo e contesto

Iddu nasce dalla volontà da parte di Fabio Grassadonia e Antonio Piazza di recuperare la vicenda di Matteo Messina Denaro, l’ultimo vero boss di Cosa nostra, di quel suo carteggio di pizzini così personale, intimo e particolare, per costruirvi attorno una trama con cui parlare della cultura della mafia e dei segreti che ancora oggi non trovano risposta. Il tutto però con tono ferocemente ilare, ma non troppo leggero. Di fatto l’atmosfera è divisa a metà come il suo racconto: da una parte un ridicolo parassita, dall’altra un feroce e sofisticato boss mafioso, perseguitato da ricordi, solitudine e sogni di potere.

Iddu in fondo non solo intende documentare gli eventi storici che hanno insanguinato il nostro paese, ma vuole stimolare una riflessione profonda sulla legalità e la giustizia, anche se è indubbio che non ci possa essere alcun elemento consolatorio per le vittime. Così come è chiaro che non vi è alcun proposito celebrativo. Tant’è che alla fine pure Castelvetrano potrà assistere alla parabola di uno spietato assassino (perché questo è Messina Denaro).


Articolo ibrido frutto dell’AI, ma revisionato da un essere umano.(scopri di più)
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