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- Criminalità socializzata di Claudio Cordova spiega come i social media siano diventati un terreno fertile per le organizzazioni mafiose.
- Dal reclutamento giovanile su TikTok alle immagini di lusso su Instagram, le mafie si servono dei social per costruire il proprio brand.
- C’è anche l’uso del dark web e delle criptovalute per riciclare il dare e rendere difficile il tracciamento delle operazioni finanziarie illecite.
Che legame c’è tra le mafie e l’online? Li si capisce leggendo Criminalità socializzata. Le mafie nei social network. Dai pizzini ai post di Claudio Cordova, edito da IOD Edizioni nel 2025. Una finestra critica su una evoluzione e un binomio perversi. Spiega infatti come i social media siano diventati un terreno fertile per le organizzazioni mafiose. Si tratta du un’analisi dettagliata delle dinamiche di adattamento delle mafie italiane, in particolare della ‘Ndrangheta, ai contesti digitali moderni.
Il testo di Cordova illustra come le mafie abbiano sostituito i tradizionali “pizzini” con post su Twitter oppure sfruttino TikTok per attirare giovani leve e Instagram per creare un’apparenza di lusso e successo. All’interno dei social network, le mafie si muovono agilmente, sfruttando piattaforme che ogni giorno connettono miliardi di persone in tutto il mondo. Grazie a strategie di comunicazione e manipolazione avanzate, le organizzazioni criminali influenzano le opinioni, reclutano nuove risorse e ampliano la loro portata globale. In questo modo lemafie sono riuscite a costruire un’immagine di sé che trascende le tradizionali barriere culturali e geografiche, facendo del crimine un vero e proprio brand riconoscibile. Il processo di digitalizzazione ha portato vantaggi immensi a questi gruppi criminali, permettendo loro di esercitare il controllo su territori ben più vasti di quanto fosse mai stato possibile nel passato.
L’ambivalenza della narrazione per le mafie online
Nel suo saggio, Cordova illustra anche il potere della narrazione come strumento per decodificare e contrastare il crimine organizzato. La narrazione, infatti, non è solo un mezzo usato dalle mafie per mitizzare e glorificare la propria esistenza, ma diviene essenziale nel combatterla. Attraverso il racconto, la società può svelare e contrastare le luci illusorie che le organizzazioni mafiose proiettano sui loro crimini.
Sin dai tempi del film Il padrino e poi con la serie Gomorra, la rappresentazione delle mafie ha giocato un ruolo cruciale nel formare l’immaginario collettivo. Nonostante alcuni racconti abbiano rischiato di “glamourizzare” il crimine, l’efficacia di opere investigative, tra cui questo libro di Cordova, risiede nella loro capacità di sradicare i miti e affrontare il crimine per quello che è: un male sociale che mina le fondamenta della legalità e della giustizia.
In un mondo dove l’influenza dei media è pervasiva, la narrazione può quindi servire a rimettere in discussione le percezioni preesistenti, educare le nuove generazioni e suggerire cambiamenti nelle strategie di contrasto. Cordova rafforza questa prospettiva invitando giornalisti, scrittori e tutti gli utenti delle piattaforme digitali a partecipare a questa lotta ideologica e sociale.
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Contro le mafie online, presidiare il cyberspazio
Il dilagare delle mafie nei social network è un fenomeno che richiede una risposta coordinata, non solo in termini di sorveglianza, ma anche attraverso un solido framework teorico che abbracci tutti gli aspetti del cyberspazio. Il sociologo Francesco Pira, che ha curato la prefazione del libro di Cordova, sottolinea l’importanza di una comprensione critica delle interazioni sociali online. Gli algoritmi dei social media, se non controllati, possono favorire la diffusione di contenuti che normalizzano la violenza e il crimine. La responsabilità di educare il pubblico a leggere il mondo digitale con occhio critico è, perciò, cruciale. Le conseguenze di un’inefficace regolazione di questi strumenti digitali si manifestano nell’erosione dei confini tra vita legale e attività criminale.
Secondo i rapporti della DIA e del Clusit, le mafie utilizzano il cyberspazio per attività criminali come il riciclaggio di denaro, lo sfruttamento del dark web e la gestione delle criptovalute. Questi strumenti avanzati rendono più difficile tracciare i flussi di denaro e identificare i responsabili delle operazioni criminali. Le piattaforme digitali diventano, così, non solo vetrine per l’auto-esaltazione delle mafie, ma anche teatri per complesse operazioni finanziarie illecite.
Per orientarsi fra testo e contesto
Con Criminalità socializzata Claudio Cordova non solo esplora il mondo delle mafie nel contesto contemporaneo, ma sollecita i lettori a riflettere su come il cambiamento dell’ecosistema tecnologico presenti nuove sfide e opportunità. Questa riflessione prosegue quelle delle sue opere precedenti, tra cui Gotha, che si occupava delle connessioni occulte tra mafia e istituzioni. Entrambe le pubblicazioni mettono in luce l’importanza di rimanere informati e vigili di fronte a certe dinamiche intessute nella trama della società.
A livello più ampio, l’approccio di Cordova invita a considerare come lo sviluppo tecnologico impatti su tutti gli aspetti della nostra vita e necessiti per questo di una risposta che sia collaborativa e collettiva. La consapevolezza e la conoscenza sono i primi passi essenziali verso una società più giusta, in cui la criminalità organizzata non possa facilmente infiltrarsi. Ecco perché occorre una lettura critica per comprendere le più sofistiche manifestazioni del crimine organizzato nell’era dei social network.