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- Il saggio Grazie, Occidente! di Federico Rampini è un viaggio attraverso la storia degli ultimi secoli e la geopolitica contemporanea.
- Rampini evidenzia come l’Occidente abbia migliorato la qualità della vita globale, con un aumento dell’aspettativa di vita e una diminuzione della mortalità infantile.
- Tra i suoi detrattori, c’è chi critica la visione positiva di Rampini, accusato di ignorare i contributi provenienti dalle altre tradizioni.
Grazie, Occidente! di Federico Rampini (Mondadori, 2024) è un’opera provocatoria che sfida le narrazioni prevalenti sulla civiltà occidentale. L’opera si propone come un viaggio attraverso la storia degli ultimi secoli e la geopolitica contemporanea, in cui si esplora il ruolo cruciale che l’Occidente ha avuto nel plasmare il mondo moderno. Rampini, con il suo stile provocatorio e diretto, invita i lettori a riflettere su un tema spesso trascurato o addirittura evitato: il contributo positivo dell’Occidente al progresso globale.
Nel suo libro, l’autore sostiene che l’Occidente abbia esportato progresso in molteplici forme, dalla scienza medica all’agronomia, migliorando la qualità della vita in tutto il mondo. Secondo Rampini, come risultato dell’influenza occidentale, gli uomini vivono più a lungo, la mortalità infantile si è drasticamente ridotta e i livelli di istruzione si sono elevati su scala globale. Tuttavia, queste affermazioni non sono prive di controversie, poiché spesso si scontrano con una propaganda dominante che tende a sottolineare gli aspetti negativi della storia occidentale.
I meriti dell’Occidente secondo Rampini
Anzitutto Rampini affronta un tema che considera un “supremo tabù” della nostra epoca: il riconoscimento del bene che l’Occidente ha fatto a sé stesso e agli altri. Il giornalista critica il conformismo diffuso che, a suo avviso, impone una visione distorta della storia, in cui l’Occidente è visto solo come un seminatore di distruzione e oppressione. Questa analisi si rivolge in modo particolare ai più giovani come un richiamo a riconoscere onestamente i fatti storici in vista di una maggiore consapevolezza sulla nostra identità e di una maggiore fiducia nel futuro.
Rampini sottolinea come la scienza occidentale, in particolare la medicina e l’agronomia, sia stata adottata e adattata da altre culture con risultati benefici. propone un’analisi che si discosta dalle critiche comunemente rivolte all’Occidente, sostenendo che molte delle innovazioni e dei progressi mondiali siano il risultato diretto dell’influenza occidentale. La democrazia, la medicina e le invenzioni tecnologiche hanno migliorato la qualità della vita in molte parti del mondo, specialmente nei paesi in via di sviluppo. A differenza di quanto generalmente si sostiene, e cioè che l’Occidente sia il principale colpevole di problemi globali quali il colonialismo e la povertà, è anche indubbio che l’Occidente abbia anche fornito strumenti essenziali per il progresso umano. Un esempio emblematico è l’analisi della situazione in Africa, dove l’autore sottolinea come le innovazioni occidentali abbiano contribuito a migliorare le condizioni di vita, riducendo malattie e aumentando l’aspettativa di vita.
In tal senso sostiene che il modello industriale occidentale abbia sollevato dalla miseria intere nazioni e che le sfide per un’economia più sostenibile saranno vinte grazie alla ricerca scientifica e all’innovazione tecnologica dell’Occidente.

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Critiche e controversie
Nonostante le argomentazioni di Rampini, il suo libro è stato duramente attaccato. Alcuni detrattori, come Stefano Pancera, hanno accusato l’autore di distorcere la realtà e di presentare una visione troppo rosea del ruolo occidentale. Molte delle conquiste attribuite all’Occidente – secondo Pancera in accordo con altri critici – sarebbero in realtà il risultato di contributi provenienti da altre culture hanno avuto un ruolo significativo nello sviluppo della scienza e della tecnologia.
Un esempio di questa critica è l’affermazione che la Cina abbia imparato dall’Occidente a definirsi “repubblica”, concetto che non avrebbe radici nella filosofia cinese. Questo punto di vista è contestato da chi sostiene che la parola “repubblica” sia stata in realtà reinterpretata in un contesto culturale diverso, a dimostrazione del fatto che le idee possono essere adattate e trasformate.
Il libro di Rampini si rivolge anche a coloro che si identificano con la sinistra, ma che non si riconoscono più nelle sue attuali posizioni. L’autore considera la sinistra odierna ormai orfana del marxismo e del blocco sovietico e per questo spesso critica verso l’Occidente e incline all’autoflagellazione. Storicamente, è la stessa sinistra che ha sempre ignorato le atrocità commesse dai regimi comunisti, concentrandosi invece sulle disuguaglianze nei paesi occidentali.
A questo si aggiunge il fenomeno della cancel culture e dell’ideologia woke che, a detta del giornalista, avrebbero distorto il dibattito accademico e culturale, portando a una visione unilaterale e spesso ingiusta dell’Occidente.
Per orientarsi fra testo e contesto
Con Grazie, Occidente! Rampini invita a una riflessione equilibrata, che sia in grado di riconoscere sia i meriti sia i difetti della civiltà occidentale. Il suo lavoro si inserisce in un dibattito più ampio sul ruolo dell’Occidente nel mondo moderno, un tema che ha esplorato in precedenti opere come Suicidio occidentale (Mondadori, 2022) e La speranza africana (Mondadori, 2023).
Queste opere, insieme al suo ultimo libro, offrono una prospettiva spesso provocatoria sui rapporti tra Oriente e Occidente, sollevando domande importanti sul futuro delle relazioni internazionali. Quella di Rampini in fondo è una sfida a non accettare passivamente la concezione più in voga, ma a inoltrarsi nelle complessità della storia e della geopolitica con mente aperta.
Articolo pubblicato il 10 novembre e aggiornato il 23 dicembre 2024