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David Bowie Berlino

David Bowie a Berlino, un viaggio in compagnia del Duca Bianco

Un libro ripercorre il periodo in cui il musicista si trasferì nella capitale tedesca, in un contesto dominato dalla separazione del muro e da un grande fervore artistico.
  • Il libro «A berlino con David Bowie» di Francesco Bommartini ricostruisce il periodo in cui il musicista scrisse la sua famosa trilogia.
  • La trilogia berlinese, nata dalla collaborazione con Brian Eno, include album iconici come Low ed Heroes, che hanno segnato la storia della musica contemporanea.
  • Bowie realizzò che Berlino era il fulcro di ciò che sarebbe accaduto nel panorama europeo, il posto perfetto dove ricercare innovative metodologie di scrittura musicale.

Il 16 aprile 2025 esce A Berlino con David Bowie di Francesco Bommartini (Giulio Perrone Editore), un libro che promette di illuminare un capitolo cruciale nella vita e nella carriera del Duca Bianco. Il libro si propone come un viaggio immersivo nella Berlino degli anni Settanta, un periodo di profonda trasformazione personale e artistica per Bowie, culminato nella creazione della leggendaria “trilogia berlinese”: Low, Heroes e Lodger.

L’opera si inserisce nella collana “Passaggi di Dogana”, un progetto editoriale che invita scrittori e scrittrici a esplorare percorsi artistici attraverso sguardi inediti sulle città. Bommartini, con questo libro, mira a incarnare la voce del Bowie berlinese, trasmettendo l’atmosfera e le circostanze di una Berlino divisa, ma vibrante di creatività e cambiamento. La scelta di Berlino non fu casuale. Dopo un periodo turbolento a Los Angeles, segnato da eccessi e dipendenze, Bowie cercava una rinascita. La città, con il suo Muro e la sua storia complessa, rappresentava un polo d’attrazione irresistibile, un luogo dove poter sperimentare e reinventarsi.

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Il trasferimento a Berlino, insieme all’assistente Coco Schwab e a Iggy Pop, segnò una svolta. Stremato dalla scena musicale e dalla cultura americana, che definì senza mezzi termini «il bubbone più repellente della feccia dell’umanità», Bowie avvertì il richiamo dell’Europa, delle sue radici culturali e artistiche. Un viaggio in treno attraverso l’Europa dell’Est, durante il tour di Station To Station, rafforzò questa convinzione. Berlino, con il suo fascino decadente e la sua scena artistica all’avanguardia, offriva un terreno fertile per la sperimentazione.

David Bowie a Berlino tra espressionismo e avanguardia

La Berlino che accolse Bowie era un crogiolo di influenze culturali. La scena musicale elettronica, il cinema espressionista di maestri come Fritz Lang (si pensi al suo capolavoro Metropolis, del 1927), Friedrich Wilhelm Murnau (celebre per Nosferatu il vampiro, del 1922) e Georg Wilhelm Pabst, il cabaret brechtiano, la nuova pittura tedesca: tutto contribuì a plasmare la visione artistica di Bowie. Come lui stesso ebbe a dire nel 1978, fin dall’adolescenza era stato ossessionato dall’angoscia emotiva degli artisti espressionisti, e Berlino era la loro dimora spirituale.

La città era il cuore del movimento Die Brücke, di figure come Max Reinhardt e Bertolt Brecht. Qui erano nati capolavori come Metropolis e Il Gabinetto del dottor Caligari (1920). Bowie vedeva in questa forma d’arte un riflesso della vita non attraverso gli eventi, ma attraverso lo stato d’animo, una direzione che sentiva affine al suo lavoro. Bowie realizzò che Berlino fosse il fulcro di ciò che sarebbe accaduto nel panorama europeo, il posto perfetto dove ricercare innovative metodologie di scrittura e sviluppare un’inedita espressione musicale.

Come nacque la trilogia berlinese

Ed è proprio in questo contesto che nacque la trilogia berlinese, frutto della collaborazione con Brian Eno, un sodalizio artistico che avrebbe segnato la storia della musica. La trilogia non fu solo un successo commerciale, ma anche un’esplorazione sonora e concettuale audace e innovativa. Album come Low (1977, RCA Records), con le sue atmosfere rarefatte e i suoi paesaggi sonori elettronici, e Heroes (1977, RCA Records), con la sua title track divenuta un inno generazionale, rappresentano pietre miliari nella carriera di Bowie e nella storia della musica contemporanea. Lodger (1979, RCA Records), pur mantenendo elementi sperimentali, si distingue per un approccio più pop e accessibile.

La trilogia berlinese costituisce un punto di svolta nella carriera di Bowie, un momento di profonda introspezione e sperimentazione che lo portò a reinventarsi artisticamente. Berlino fu la sua musa, la città che gli permise di superare le proprie dipendenze e di trovare una nuova direzione. La sua musica, influenzata dall’atmosfera della città e dalle sue avanguardie artistiche, divenne più introspettiva, sperimentale e innovativa. La trilogia berlinese è un testamento della capacità di Bowie di trasformare le proprie esperienze personali in arte, di reinventarsi continuamente e di rimanere sempre all’avanguardia.

Dalla dipendenza alla redenzione, la Berlino di David Bowie

Il libro di Bommartini non si limita a raccontare la genesi della trilogia berlinese, ma si sofferma anche sul lato umano di Bowie, sul suo percorso di redenzione attraverso la musica e l’arte. L’arrivo a Berlino segnò una fase di disintossicazione dalle droghe e di recupero della propria identità. La città, con la sua atmosfera stimolante e la sua scena artistica vivace, offrì a Bowie un ambiente ideale per reinventarsi. La musica divenne il suo strumento di guarigione, un modo per esprimere le proprie emozioni e superare i propri demoni.

La colonna sonora del film Christiane F. – I ragazzi dello zoo di Berlino (1981) è un altro esempio del legame profondo tra Bowie e la città. La sua musica, cruda e intensa, si sposava perfettamente con le immagini del film, che raccontava la storia di una giovane tossicodipendente nella Berlino Ovest degli anni Settanta. L’ovazione che Bowie ricevette dalla parte Est del Muro durante il Glass Spider Tour (1987) è un simbolo potente del suo impatto sulla città e sulla sua gente. La sua musica, che superava le barriere ideologiche e politiche, univa le persone e offriva un messaggio di speranza e libertà.

Il libro di Bommartini si propone come un’analisi approfondita del periodo berlinese di Bowie, un momento cruciale per la musica e la stessa vita del Duca Bianco. Grazie a testimonianze, aneddoti e analisi critiche, l’autore ricostruisce un capitolo fondamentale nella storia della musica contemporanea, offrendo un nuovo sguardo sulla figura di David Bowie e sulla sua eredità artistica.

Per orientarsi fra testo e contesto

L’opera di Francesco Bommartini si inserisce in un filone di studi e approfondimenti sulla figura del Duca Bianco che continua a crescere e ad appassionare. La trilogia berlinese, in particolare, è stata oggetto di numerose analisi e interpretazioni, che ne hanno evidenziato la complessità e l’importanza nella storia della musica. Il libro di Bommartini si distingue per l’attenzione al contesto storico e culturale in cui la trilogia è stata concepita, offrendo un ritratto vivido della Berlino degli anni ’70 e del suo impatto sulla creatività di Bowie.

Per chi volesse approfondire ulteriormente la conoscenza di David Bowie, si consiglia di andare alla sua vasta discografia, che spazia dal glam rock degli anni Settanta all’elettronica sperimentale degli anni Novanta. Opere come The Rise and Fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars (1972, RCA Records) e Station to Station (1976, RCA Records) sono considerate ormai dei classici del rock e incarnano tappe fondamentali nella sua evoluzione artistica. In tal senso, sono disponibili numerose biografie e documentari che ripercorrono la sua vita e la sua carriera, in virtù dei quali è possibile attingere a uno sguardo intimo e approfondito sulla personalità e sul genio creativo di Bowie.


Articolo ibrido frutto dell’AI, ma revisionato da un essere umano.(scopri di più)
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