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- Il Cantico delle Creature fu composto tra il 1224 e il 1226 da San Francesco d'Assisi.
- Una mostra al Museo di Roma, aperta fino al 6 gennaio 2025, esplora l'eredità culturale e scientifica francescana.
- Il poeta Davide Rondoni e il monaco-scrittore Guidalberto Bormolini rileggono il Cantico in un libro scritto insieme.
Il 4 ottobre si festeggia san Francesco d’Assisi. Il suo Cantico delle Creature, noto anche come Cantico di Frate Sole, rappresenta un caposaldo della letteratura italiana. Scritto in volgare umbro tra il 1224 e il 1226, è considerato il primo esempio di poesia italiana, caratterizzato da una forte presenza di latinismi e influenze toscane e francesi. La composizione è una lode a Dio per la bellezza del creato, un inno che celebra la natura e la sua connessione con il divino. La struttura del Cantico si articola in cinque blocchi tematici, ognuno dei quali esprime una lode specifica per gli elementi naturali e per la creazione. L’incipit del componimento è universalmente noto:
Altissimu, onnipotente, bon Signore, tue so’ le laude, la gloria e l’honore et onne benedictione
Francesco, attraverso il suo poema, esprime una visione positiva della natura, in contrasto con altre tendenze religiose medievali, catarismo in primis, che vedevano il mondo terreno come un luogo di peccato e sofferenza. La sua opera è un invito a riconoscere la bellezza del creato e a lodare Dio attraverso di essa, in maniera tale scoprirvi o da riscoprivi un profondo senso di fratellanza tra l’uomo e tutte le creature.
La più antica copia del capolavoro
A distanza di 800 anni dalla sua composizione, il Cantico delle Creature continua a esercitare un’influenza significativa in vari ambiti culturali e spirituali. Tra gli appuntamenti che ne celebrano l’anniversario si segnala la mostra “Laudato sie: Natura e scienza. L’eredità culturale di frate Francesco”, aperta al pubblico il 2 ottobre e che si può visitare fino al 6 gennaio 2025 presso il Museo di Roma. La mostra ospita la più antica copia del Cantico delle creature insieme a 93 opere tra manoscritti e libri del Fondo antico della Biblioteca Comunale di Assisi, conservati nel Sacro Convento della città umbra.
Le nove sezioni della mostra, fra l’altro, permettono di esplorare un aspetto diverso della cultura francescana, dalla filosofia alla scienza, dall’astronomia alla medicina. Ecco perché l’evento è un’occasione per riflettere sull’eredità di San Francesco e sulla sua visione del mondo, che continua a risuonare in un’epoca in cui i temi dell’ambiente e della sostenibilità sono diventanti centrali nel dibattito pubblico.
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Il “Big Song” a cui dà voce Francesco
Quest’anno il poeta Davide Rondoni e il monaco-scrittore Guidalberto Bormolini hanno realizzato insieme il libro Vivere il Cantico delle creature. La spiritualità cosmica e cristiana di san Francesco (Edizioni Messaggero di Padova). Bormolini ha avuto modo di spiegare l’attualità dell’opera di Franesco in questo modo: «Bisogna chiuderla questa teoria del Big Bang, è molto pericolosa. Perché ormai gli scienziati hanno riconosciuto che non è un bang, ma è una vibrazione armonica, è un canto, è una musica. Il bang non crea, distrugge. Il canto crea. Per cui all’origine c’è stato un “Big Song” e a questo “Big Song” originario ha risposto Francesco. Tra l’altro un’altra grande teoria della fisica, la teoria delle stringhe, che tenta di conciliare le due fisiche opposte – quantistica e classica – che non sono conciliabili, dice che c’è un numero enorme di stringhe che emettono delle note: una sinfonia».
Per orientarsi fra testo e contesto
Il Cantico delle creature di Francesco d’Assisi non è solo un’opera letteraria, ma un testo che continua a offrire spunti di riflessione e ispirazione. La sua capacità di unire poesia e spiritualità lo rende un’opera senza tempo, capace di parlare a generazioni diverse. La celebrazione degli 800 anni dalla sua composizione offre l’opportunità di riscoprire il suo messaggio e di riflettere sulla nostra relazione con la natura e con il divino.
Il Cantico delle Creature ci invita a guardare il mondo con occhi nuovi, a un visione di armonia e fratellanza tra l’uomo e la natura. Dice ancora Guidalberto Bormolini: «Cantiamo questo cantico, ma cantiamolo dentro di noi, cantiamolo per noi, sentiamo anche noi che tutto canta e grida di gioia intorno a noi. E rispondiamo col nostro canto, il mantra, la preghiera del cuore, la giaculatoria». Un invito che vale per tutti.