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- Hungry Ghosts è frutto della collaborazione tra il poeta Gabriele Tinti e il fotografo Roger Ballen.
- Contiene 51 poesie, ispirate all'antico testo buddista Petavatthu, che evocano spettri e defunti tormentati da desideri insoddisfatti.
- Le fotografie in negativo di Ballen aggiungono un ulteriore strato di inquietudine all'opera.
Quale occasione migliore della ricorrenza dei defunti per affrontare il tema della morte? Tra le opere recenti più originali in materia si segnala Hungry Ghosts. Frutto della collaborazione tra il poeta Gabriele Tinti e il fotografo Roger Ballen (in apertura, particolare di una delle foto del volume), trae ispirazione dal Petavatthu. Si tratta ti un antico testo buddista che narra le storie di spiriti affamati, anime tormentate da desideri insoddisfatti e rimpianti. Pubblicato da Eris Press, Hungry Ghosts si presenta come una raccolta di 51 poesie. Attraverso la forma epigrammatica, evocano la presenza di spettri e defunti, introducendo il lettore in un viaggio che arriva fino alle profondità più oscure della mente umana.
Le immagini di Ballen, caratterizzate da un’estetica cupa e allucinata, non si limitano ad accompagnare i testi di Tinti. Ne amplificano l’eco, creando un dialogo visivo che esplora i confini tra reale e irreale. La scelta di utilizzare fotografie in negativo aggiunge un ulteriore strato di inquietudine, trasformando la realtà in un paesaggio ultraterreno che riflette la natura sfuggente dei desideri mai soddisfatti. In questo modo, le immagini e le poesie si intrecciano, invitando il lettore a confrontarsi con un mondo spettrale che affascina e inquieta al contempo.
Un dialogo tra parola e immagine
La collaborazione tra Tinti e Ballen si fonda su una profonda sintonia artistica, che si manifesta nella capacità di entrambi di evocare emozioni e stati d’animo complessi attraverso i loro rispettivi mezzi espressivi. Tinti, noto per la sua poesia ecfrastica e per la sua capacità di dare voce a opere d’arte antiche, utilizza la parola per creare un ponte tra il passato e il presente, tra il mondo dei vivi e quello dei morti. Le sue poesie, lette da attori del calibro di Willem Dafoe e Kevin Spacey, sono caratterizzate da una forza evocativa che trascende la mera descrizione e accompagna il lettore a riflettere sull’assenza e sulla perdita.
Dall’altra parte, Ballen, con il suo stile fotografico fuori dal comune, si muove tra i confini della psiche e dell’umanità, ritraendo immagini che fungono da specchi distorti della realtà. Le sue fotografie, esposte in musei di tutto il mondo, sono note per la loro capacità di sondare le profondità dell’inconscio, rivelando le ombre nascoste della società. In Hungry Ghosts, le immagini di Ballen si fondono con i versi di Tinti, in un’opera che sfida il lettore a confrontarsi con l’indicibile, con quelle dimensioni della vita che spesso preferiamo ignorare.
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Un viaggio tra la vita e la morte
In Hungry Ghosts le poesie di Tinti, ispirate alle epigrafi del mondo antico, evocano la presenza di spettri che, come i fantasmi affamati del Petavatthu, vagano in un limbo tra il desiderio di redenzione e i tormenti delle vite passate. Questi versi, combinati con le immagini di Ballen, emergono in un’opera che esplora il mistero della sete di trascendenza, invitando il lettore a riflettere sulla propria mortalità e sul significato della vita.
La scelta di utilizzare fotografie in negativo aggiunge un ulteriore strato di complessità all’opera, trasformando la realtà in un paesaggio inquietante che riflette la natura sfuggente dei desideri mai soddisfatti. In questo modo, Hungry Ghosts diventa un’opera che sfida il lettore a confrontarsi con le proprie paure e desideri attraverso una riflessione profonda e stimolante sulla natura dell’esistenza umana.
Per orientarsi fra testo e contesto
Hungry Ghosts rappresenta un incontro straordinario tra parola e immagine, tra passato e presente, tra vita e morte. La collaborazione tra Tinti e Ballen è una provocazione a confrontarsi con l’indicibile, con dimensioni della vita che spesso preferiamo ignorare.
Con il suo rivoluzionario utilizzo della poesia ecfrastica, Gabriele Tinti si immerge in un concetto di lirica come veicolo di connessione con il trascendente. Le sue precedenti collaborazioni, come Last Words con Andres Serrano e The Earth Will Come to Laugh and to Feast con Roger Ballen, testimoniano questa sua capacità di utilizzare le parole in maniera potente.
Roger Ballen, da parte sua, continua a esplorare i confini della psiche e dell’umanità, mediante immagini che fungono da specchi distorti della realtà. Le sue opere precedenti, come The Theatre of Apparitions e Ballenesque, riflettono la sua attitudine a sondare le profondità dell’inconscio, muovendosi tra le ombre nascoste della società.