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Quali segreti nasconde l’ultima fatica di Salvatore Niffoi?

Scopri come Niffoi esplora la complessità della vita umana e della cultura barbaricina attraverso una narrazione potente e psicoanalitica.
  • Ambientazione: La Barbagia, una regione della Sardegna, fa da sfondo alle vicende del romanzo.
  • Temi principali: Amore, sesso, violenza, solidarietà, legami famigliari, religione, magia e povertà sono esplorati in profondità.
  • Psicoanalisi: La paura degli specchi e la ricerca di sé sono centrali nella narrazione.
  • Collezione di specchi: Bertino colleziona specchi come strategia di sopravvivenza, riflettendo la sua complessa ricerca di identità.
  • Narrativa culturale: Il romanzo mette in luce l'umanità e la disumanità delle condizioni di esistenza nella cultura barbaricina.

L’ultimo romanzo di Salvatore Niffoi, “Il collezionista di specchi”, pubblicato da La Nave di Teseo nel 2024, rappresenta un’opera di grande potenza narrativa e fonte di ispirazione sul piano psicoanalitico. Ambientato nella Barbagia, una regione della Sardegna, il romanzo esplora diverse declinazioni della vita umana: amore, sesso, violenza, solidarietà, legami famigliari, religione, magia e povertà. La quotidianità della vita si unisce alla straordinarietà dell’individuo e del gruppo, spesso al limite di una condizione critica di sopravvivenza.

Niffoi racconta sofisticate forme di vita con un talento narrativo di rilievo, mettendo in luce l’umanità e la disumanità delle condizioni di esistenza nella cultura barbaricina. Le sue narrazioni costituiscono contenitori culturali e psichici, permettendo ai personaggi di ritrovare il proprio posto nella storia e nell’arcaicità dei codici barbaricini. Questi personaggi esprimono la complessità delle loro vite, esposte a continui cambiamenti e eventi traumatici evolutivi, in un doloroso confronto tra tradizione e modernità.

La paura degli specchi e la ricerca di sé

Nel romanzo, il tema iniziale si presenta in occasione della morte del nonno Boelle Muscari. Nel momento cruciale del passaggio, Boelle convoca il nipote Bertino per confessargli la propria paura degli specchi, rivelandogli che l’unico modo per affrontare la morte è sopportare la propria immagine allo specchio: “La morte si sconfigge solo guardandola in faccia”. La ricerca di sé e della propria immagine ci pone di fronte alla morte, suggerendo che la vita non può essere vissuta con pienezza senza trovare modi di ‘negoziare’ con la morte e la sua ineluttabilità.

Il racconto delle storie di Niffoi testimonia la necessità di trovare modi per far fronte a un’angoscia difficile da contenere e individuare. La morte è presentata come un fatto naturale e culturale. Nel racconto, Bertino deve gestire il testimone lasciatogli dal nonno, il segreto per vivere. Per Bertino, vivere è una condizione di orfano, costretto a rincorrere una realtà che sfugge come la vita stessa, sempre un passo avanti.

La collezione di specchi come strategia di sopravvivenza

Vivere in rincorsa verso la morte costringe Bertino a cercare una strategia. Terrorizzato dagli specchi, egli si appropria di nuovi specchi collezionandoli. Il racconto prende forma nella vita e nella vitalità della condizione di poter esistere pienamente. Il gruppo culturale che circonda Bertino può sostenerlo, entro limiti precisi, e ciò avviene attraverso il rapporto con Candidu Pilisu, zio e padre sostitutivo, che lo inizia al lavoro con la pietra e lo porta a diventare, col tempo, uno scultore.

Gli incontri di Bertino sono scanditi dalla capacità di accarezzare la pietra e darle forma, creando oggetti che restano, mentre i rapporti sembrano sfuggirgli e non trovare costanza. Bertino, nella cultura barbaricina, trova una forma di appartenenza, come ogni cultura e realtà psichica, nel segno dell’incompletezza. Per questo motivo, Bertino osserva la sua immagine in uno specchio nuovo e diverso, trovando diverse immagini di sé in una poliedricità caleidoscopica, che lo pone di fronte alla fragilità di un sé che tende a cercare una pienezza dell’esistenza che non si realizza mai.

Per orientarsi fra testo e contesto

L’amore per donne improbabili incalza Bertino nella creatività di creare l’immagine della donna idealizzata, una statua che conserva come un’icona. L’epilogo del racconto è il ritorno nella stanza del nonno, il compimento di un destino annunciato. La stanza è una fantasia realizzata, sovrastata da uno specchio contenente una raccolta di oggetti che alludono alle donne non avute, desiderate, e alle vite non vissute e mai realizzate.

Di fronte allo specchio, nell’incontro con la morte, Bertino tira le fila della sua vita e cerca risposte che trova solo nello spazio tra nascita e morte, come notato da Bion nei suoi seminari italiani. Bertino si accorge di aver vissuto, nel momento cruciale di fronte alla sua morte annunciata, e scopre qualcosa: il senso della memoria contenuto in una stanza segreta e privata, priva di vero riscatto. Bertino vive nel suo gruppo, ma persevera in una condizione di solitudine, una metafora che rimanda alla condizione umana comune. L’intreccio della realtà psichica con le forme culturali di gruppo trova nella strategia del gioco degli specchi la possibilità di cogliere la complessità oltre i limiti di un’esistenza individuale.

Conclusioni

Per i lettori occasionali, un consiglio di lettura correlato al tema principale dell’articolo potrebbe essere “L’arte di vivere” di Epitteto. Questo libro offre una riflessione profonda sulla vita e sulla morte, simile a quella esplorata da Niffoi nel suo romanzo, e può fornire ulteriori spunti di riflessione sulla necessità di affrontare le proprie paure e di trovare un equilibrio tra tradizione e modernità.

Per i lettori esperti, un’ulteriore nozione di lettura potrebbe essere “Il mito di Sisifo” di Albert Camus. Questo saggio filosofico esplora il concetto di assurdo e la ricerca di significato nella vita, temi che risuonano profondamente con le esperienze di Bertino nel romanzo di Niffoi. Camus offre una prospettiva unica sulla condizione umana e sulla capacità di trovare significato e pienezza nell’esistenza nonostante le sue inevitabili difficoltà e contraddizioni.

In conclusione, “Il collezionista di specchi” di Salvatore Niffoi è un’opera che invita i lettori a riflettere sulla complessità della vita e della morte, sulla ricerca di sé e sulla necessità di trovare modi per affrontare le proprie paure. La narrazione di Niffoi, ricca di dettagli culturali e psichici, offre una visione unica e profonda della condizione umana, stimolando una riflessione personale che va oltre i confini del romanzo stesso.


Articolo scritto al 99% dall’AI, con una correzione opzionale da parte dell’essere umano. Le immagini, create dall’AI, potrebbero avere poca o scarsa attinenza con il contenuto dall’articolo.(scopri di più)
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