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- Il romanzo Napoli non crede alla morte di Michele Caccamo si interroga sul legame tra vita e morte nelle strade del capoluogo campano.
- Il protagonista è un uomo che si muove tra i vicoli della città come un’anima errante, che rischia di essere inghiottita nel ventre di Napoli.
- Michele Caccamo è noto soprattutto per i poemetti dedicati a Pier Paolo Pasolini e Luigi Tenco.
Napoli non crede alla morte, l’ultimo romanzo di Michele Caccamo edito da Castelvecchi nel 2025, ci conduce in un viaggio profondo e coinvolgente attraverso le strade di Napoli. La città, con i suoi vicoli stretti e i bassi umidi, diventa il palcoscenico di una narrazione che mette in scena la fusione indissolubile tra vita e morte. Il protagonista, un uomo senza destino, si muove tra queste strade come un’anima errante, osservato con indifferenza da una città che sembra inghiottirlo. Napoli, in questo contesto, non è solo uno sfondo, ma un’entità viva e pulsante, che impone un confronto costante con il proprio annientamento. La sopravvivenza coincide con un rito quotidiano, e l’esistenza si consuma tra illusione e rassegnazione.
La Napoli di Michele Caccamo

Tra i vari personaggi presenti nel romanzo, emerge con forza la figura di una signora, protettrice di antichi riti e credenze. La signora è convinta dell’efficacia delle cose minute, come i ferri di cavallo nascosti sotto i battiscopa e le preghiere per scongiurare la morte. Il protagonista, al contrario, ha perso ogni motivo di fede, fino a considerare Dio come un’assenza ingombrante che permea le sue notti nei vicoli. In questo vuoto interiore si apre una provocazione: la vita, non essendo una proprietà alienabile, deve essere accettata, sia essa una condanna o un dono. Ha così inizio una ricerca angosciosa, il tentativo di offrire il proprio tempo a qualcun altro, un percorso che trascina il protagonista sempre più in profondità nel ventre della città. L’incontro con Gennaro, in tal senso, costituisce un crocevia decisivo il cui esito non possiamo qui rivelare.
La scrittura di Michele Caccamo
Con uno stile incisivo e coinvolgente, Michele Caccamo ci trasporta in un itinerario senza riserve attraverso il dolore e la resistenza. Il suo approccio dona un quadro autentico di Napoli, una città che vive per le sue strade e nel destino dei suoi abitanti. Napoli non crede alla morte è una sorta di romanzo di formazione, un’opera in cui i lettori possono ritrovarsi o scoprire quale sia la Napoli che alberga nel loro cuore. Nel rimanzo di Caccamo, infatti, la città è più di uno scenario d’appoggio. Assume il ruolo di un’entità vibrante che rispecchia i conflitti e le speranze di chi la abita. L’autore, già apprezzato per titoli come Le sacche della rana (Castelvecchi, 2022) e Non si vedeva il fiorito (Castelvecchi, 2023), due “poemetti” rispettivamente su Pier Paolo Pasolini e Luigi Tenco, prosegue nella sua analisi del dolore scegliendo come ambientazione una delle città più struggenti del mondo.
Per orientarsi fra testo e contesto
In Napoli non crede alla morte, il capoluogo campano, con le sue discrepanze e il suo fascino aspro, si erge a emblema di una continua battaglia contro il tempo e la povertà. Come già avvenuto nelle sue opere precedenti, Michele Caccamo si interroga su molteplici aspetti della condizione umana, scrivendo adesso un testo che è tanto un viaggio interiore quanto un ritratto di una città che non smette mai di affascinare e sorprendere.
Napoli non crede alla morte merita di essere letta non solo per la sua scrittura evocativa, ma anche per la sua capacità di stimolare una riflessione profonda sul significato della vita e della morte. La città di Napoli, con le sue ombre e le sue luci, assurge a simbolo di una ricerca esistenziale che tocca corde universali e che invita il lettore a interrogarsi sul proprio cammino e sulle scelte che definiscono il nostro destino.