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La mostra su Tolkien e il suo universo sbarca a Torino

In occasione dei 70 anni dalla pubblicazione de «Il signore degli anelli», e forte del successo ottenuto a Roma e Napoli, arriva alla Reggia di Venaria la rassegna sullo scrittore britannico.
  • Dal 19 ottobre 2024 al 16 febbraio 2025 la Reggia di Venaria a Torino ospita la mostra dedicata a J.R.R. Tolkien.
  • La mostra, dopo il successo di Roma e Napoli, prende spunto dai 70 anni dalla pubblicazione del primo volume della saga, avvenuta il 29 luglio 1954.
  • Si calcola che le copie dei libri di Tolkien vendute finora abbiano superato la cifra dei 150 milioni.

Dopo Roma e Napoli, dal 19 ottobre 2024 al 16 febbraio 2025 approda alla Reggia di Venaria a Torino la mostra dedicata a J.R.R. Tolkien in occasione dei 70 anni dalla pubblicazione de Il signore degli anelli. Accademico e scrittore di fama internazionale, John Ronald Reuel Tolkien ha creato un universo letterario di vasta profondità, la cui rilevanza culturale è cresciuta nel tempo.

Forte del grande successo ottenuto a Roma con oltre ottantamila visitatori e delle migliaia di appassionati che sono andati nel capolugo campano, questa retrospettiva è la più vasta mai realizzata in Italia dedicata all’acclamato romanziere, filologo e linguista britannico.

L’esposizione va oltre l’omaggio alla memoria di Tolkien, poiché mette in risalto l’enorme influenza delle sue opere sulla cultura popolare, incluse le trasposizioni cinematografiche e d’animazione che hanno portato la Terra di Mezzo sul grande schermo. Un percorso espositivo tutto da scoprire, tra scritti autografi di opere celebri e meno conosciute, fotografie, lettere e reperti, permette di conoscere meglio il lato umano dello scrittore, il suo amore per la famiglia e il legame con l’Italia.

Curata da Oronzo Cilli, con la co-curatela di Alessandro Nicosia, “Tolkien. Uomo, Professore, Autore” offre un’esperienza immersiva, capace di gettare una nuova prospettiva su uno degli autori più prolifici del nostro secolo e sul suo inestimabile contributo alla letteratura e alla cultura mondiale.

La genesi di un capolavoro perenne

Era il 29 luglio 1954 quando vide la luce il primo volume della trilogia, La compagnia dell’anello. Incerto sull’accoglienza, Tolkien trovò conforto in una primissima recensione positiva sul News and Tide: «Questo libro è come un fulmine a ciel sereno». Tuttavia, le opinioni dei critici non furono tutte concordi, ma questo non lo fece desistere dal suo proposito.

In realtà, la genesi vera e propria della saga risale alla pubblicazione di Lo hobbit nel 1937, una storia ideata originariamente per un pubblico giovanile il cui trionfo spinse l’editore a chiedere a Tolkien di realizzare un’opera successiva. L’opera che ne derivò, però, non era solo destinata a un pubblico giovane. Scrisse Tolkien: «Il libro scorre da solo, ho perso il controllo, sono quasi al quarto capitolo, destinazione sconosciuta». Si accinse così a creare un universo complesso e una ricca mitologia, fortemente influenzata dai miti nordici e dalla filologia, una delle sue grandi passioni.

Con l’uscita di La compagnia dell’anello nel 1954 iniziò dunque un’epopea che trasportò i lettori nella Terra di Mezzo, un mondo abitato da elfi, nani e altre creature fantastiche. Al centro delle vicende c’è l’anello del potere, il cui possesso rischia di compromettere la libertà della Terra di Mezzo. I lettori – milioni se si considera che sono state vendute oltre 150 milioni di copie – probabilmente furono attratti dai dettagli ricercati del mondo di Tolkien, dalle lingue inventate alle mappe, fino alle domande filosofiche e morali presenti nel racconto.

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  • La vera magia? Le lingue inventate da Tolkien... 🧙‍♂️...

Quando fu rifiutato il Nobel a Tolkien

Nato da genitori inglesi trasferitisi in Sudafrica e rientrati a Birmingham, Tolkien perse il padre a quattro anni e rimase orfano di madre a dodici. Lasciò la scuola per difficoltà economiche ma vinse una borsa di studio per l’Exeter College di Oxford grazie alle sue doti in lingue come Latino, Greco, Finnico, Islandese e Gotico. Durante questo periodo, iniziò a creare nuove lingue e si avvicinò di più alla scrittura. Con l’inizio della Prima Guerra Mondiale, nel 1914, riuscì a rimandare l’arruolamento e nel 1915 entrò nell’esercito come sottotenente dei Lancashire Fusiliers.

Neanche durante il conflitto, come testimoniano alcune lettere, Tolkien smise di sviluppare le sue lingue artificiali. Diagnosticatogli una malattia nel 1917, fu congedato e continuò i suoi studi a Oxford, dove conseguì il titolo di Master of Arts. Poco dopo iniziò la carriera accademica come docente di letteratura e lingua inglese antica all’Università di Oxford, contribuendo anche al New Oxford English Dictionary. Partecipò al gruppo letterario Inklings, insieme a C.S. Lewis, il quale propose Tolkien al Premio Nobel per la letteratura, che gli fu però rifiutato con la motivazione di «prosa non all’altezza».

A quattro anni dalla morte, avvenuta nel 1973,  il figlio Christopher fece pubblicare Il Silmarillion come opera postuma. Insieme a Lo hobbit e alla saga de Il signore degli anelli, costituisce un corpus unico del lavoro condotto da Tolkien nel corso della sua vita.

Per orientarsi fra testo e contesto

Il signore degli anelli  è un’opera che ha saputo mantenere inalterata la sua potenza narrativa attraverso i decenni. Ha travalicato i confini della letteratura, influenzando cinema, teatro, televisione e persino i videogiochi. La mostra dedicata a Tolkien alla Reggia di Venaria offre un’opportunità unica per esplorare in profondità l’universo dell’autore, fornendo alla gente una prospettiva completa sulla sua vasta produzione.

Per i lettori occasionali, consigliamo di cominciare con Lo hobbit (Bompiani, traduzione di Caterina Ciufferri), che introduce molti dei protagonisti e delle tematiche de lI signore degli anelli. Un ottimo modo per avvicinarsi al mondo di Tolkien senza affrontare subito la complessità della trilogia principale.

Per i lettori esperti, si consiglia di approfondire con Il Silmarillion (Bompiani, a cura di Christopher Tolkien e Marco Respinti, traduzione di Francesco Saba Sardi), che getta una luce sulle fondamenta del mondo creato da Tolkien.


Articolo ibrido frutto dell’AI, ma revisionato da un essere umano.(scopri di più)
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