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- Il libro Il dio del fuoco di Paola Mastrocola è incentrato sulla figura di Efesto, colto nei suoi tratti estramemente umani e moderni.
- Al centro del romanzo ci sono temi come il rifiuto, l'amore, il perdono e la ricerca delle proprie origini.
- Efesto ci tocca da vicino per il nostro bisogno di essere accettati e per il continuo tentativo di volerci riconciliare con il passato.
Io non sono nato, sono caduto
Con queste parole Efesto racconta la sua origine nel romanzo di Paola Mastrocola, Il dio del fuoco, pubblicato nel 2024 dalla casa editrice Einaudi. Gettato giù dall’Olimpo a causa della sua deformità, è il figlio rifiutato, ma anche il creatore straordinario che forgia bellezza dal dolore. La sua storia non è solo quella di un dio mitologico ma una narrazione profondamente umana, capace di parlare alla contemporaneità attraverso temi universali.
Paola Mastrocola, scrittrice e saggista torinese, è nota per la delicatezza e l’introspezione delle sue opere. È nata nel 1956, è stata insegnante di Lettere e porta nei suoi libri un amore profondo per la parola e l’immaginazione. Ha esordito nel 2000 con La gallina volante, vincendo il Premio Italo Calvino, e ha continuato con romanzi come Una barca nel bosco (Premio Campiello 2004), Non so niente di te e L’anno che non caddero le foglie.
L’amore di due mamme adottive
Nel romanzo della Mastrocola, Efesto porta con sé una ferita che non si rimargina mai, un dolore profondo che lo accompagna come una cicatrice invisibile. Anche in questo tradisce il suo essere totalmente umano. La scrittrice stessa ha avuto modo di dire in un’intervista che «ogni notte lui ha un incubo in cui sogna di cadere e non sa perché. Non ci si libera della verità, l’amore non basta. O meglio, basta, ma la verità ci rincorre sempre perché con lei abbiamo un debito». L’incubo, simbolo di un passato che non può essere dimenticato, diventa il tormento che attraversa la vita di Efesto, costringendolo a confrontarsi con una realtà che non può sfuggire. La verità, anche se dolorosa, è una parte di sé che non può essere ignorata.
Negli abissi del mare, dove è finito dopo essere caduto dall’Olimpo, Efesto trova rifugio nell’amore di Teti e di Eurinome, che lo crescono come un dono. Mastrocola nel romanzo scrive: «Quindi non lo diremo a nessuno, e questo bambino – dio o non dio – semplicemente non esisterà». Nonostante il mistero che avvolge la sua origine e il rifiuto della madre biologica, il dio è accolto da due dee che scelgono di amarlo senza condizioni: «Lo chiamarono Efesto, colui che rischiara il giorno. Che portasse con sé buona sorte o sventura contava poco, a loro era stato dato e per loro era la luce».
- ✨ Un'opera straordinaria che tocca l'anima......
- 😡 Critica sociale spuntata, un'occasione mancata......
- 🤔 Efesto come simbolo del migrante moderno......
Il rifiuto di Efesto secondo Mastrocola
Anche se trova affetto nelle due figure materne, Efesto non smette di portare il peso del suo abbandono, di quella madre distante, Era, che resta in silenzio, lasciandolo con il suo dolore. Come afferma l’autrice nella medesima intervista citata sopra: «Era è l’unico personaggio che non scavo, dice una sola frase e non sapremo mai cosa pensa. Non sapremo se si è pentita, se rivendica il gesto, se è indifferente. L’ho lasciato come gesto assoluto, nella sua tragicità». Era è in silenzio, non prende mai posizione, eppure il dio del fuoco non si dà mai per vinto. Sa che i legami costruiti, scelti, sono spesso più forti e significativi di quelli imposti dal sangue.
Infatti, nonostante il rifiuto della madre Era, che non accetta di avere un figlio zoppo e lo getta dall’Olimpo, Efesto sceglie di non lasciare che il dolore e il rancore siano l’ultima parola. Nel corso della sua vita, scopre che Teti, la dea che lo aveva trovato, accolto e cresciuto insieme a Eurinome, gli aveva nascosto la verità sulle sue origini. Tutto poi gli viene rivelato: «Lei lo aveva reso libero dicendogli la verità». Efesto decide quindi di risalire in quell’Olimpo da cui era stato scacciato.
La solitudine umana di un dio
Tuttavia, incapace di identificarsi con gli altri dèi e con il loro modo di vivere, si sentirà ben presto un estraneo. La sua deformità lo spingerà verso una posizione di isolamento, ma quello che scoprirà è che a separarlo dagli altri immortali è soprattutto la sua visione del mondo. A differenza loro, che sembrano vivere in un eterno presente senza vera emozione, Efesto è un creatore, un artigiano che vede la bellezza nell’imperfezione.
Non si sente parte di quel mondo statico e indifferente, dove il tempo scorre senza cambiamento. La sua condizione di reietto lo rende consapevole della sua solitudine, ma anche della sua autenticità. È per questo che, alla fine, Paola Mastrocola lo fa vivere da esule, lontano da un Olimpo che non ha mai voluto davvero accogliere la sua natura. La sua scelta di esilio è una forma di libertà, la rinuncia a un’esistenza che non gli appartiene.
Efesto e Prometeo nel libro di Mastrocola
Nel rifiuto di stare con gli altri dèi dell’Olimpo, l’atteggiamento di Efesto è simile a quello di Prometeo. Nel romanzo della Mastrocola, il loro è un esempio di amicizia che supera ogni limite, persino l’inganno. Prometeo, che ruba il fuoco agli dèi per donarlo agli uomini, tradisce la fiducia del dio, il custode di quella fiamma sacra. Eppure, nonostante la ferita dell’inganno, Efesto non riesce a odiarlo. C’è tra loro un legame profondo, che nasce dalla condivisione di qualcosa di più grande: la comprensione della creazione, della sofferenza e del sacrificio. Prometeo è il ribelle, Efesto il creatore, ma entrambi vivono ai margini dell’Olimpo, lontani dall’arroganza degli dèi. È forse questa marginalità a unirli, a rendere il loro legame indissolubile.
La storia di Efesto ci ricorda che, nonostante le difficoltà e le ingiustizie, è possibile trovare la propria strada e trasformare le avversità in opportunità di crescita. I temi del perdono e della vendetta stimolano una riflessione in grado di lanciare uno sguardo oltre le apparenze, alla ricerca della verità nascosta tra le pieghe dell’esistenza.
Una delle letture migliori del 2024 (Serena, studentessa liceale)
Per orientarsi fra testo e contesto
In Efesto si intrecciano mito e modernità. Il passato si collega al presente, invitandoci a riflettere sulle nostre radici e sulle nostre molteplici forme di appartenenza. L’autrice fa riferimento ai social e i migranti come elementi contemporanei che aiutano a comprendere meglio le vicende del dio del fuoco. Efesto in fondo è una metafora della condizione umana moderna: il bisogno di essere accettati, la lotta per trovare il proprio posto nel mondo e la continua tensione tra la ferita del passato e la possibilità di perdono. In tal senso la scrittura di Paola Mastrocola, ricca di descrizioni evocative, ma mai pedante, non si limita a raccontare un mito antico, ma lo reinventa e riesce così a trasformare un racconto mitologico in un viaggio universale.
Efesto, il figlio caduto poiché rifiutato, è un artista che tramite la sua tecnica trasforma il rifiuto in creazione, l’abbandono in resilienza, il dolore in amore. Ecco perché è così moderno.
Articolo pubblicato in origine il 30 ottobre e aggiornato il 19 dicembre 2024