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- Il 20 marzo 2025 Boualem Sansal, lo scrittore noto per la sua critica contro il fondamentalismo islamista, è stato condannato a 5 anni dal governo algerino.
- La sua produzione narrativa riflette un impegno instancabile nell’esplorare i drammi politici e sociali dell’Algeria moderna.
- In Italia tre delle sue opere sono state tradotte finora da Neri Pozza: Il treno di Erlingen, Nel nome di Allah e 2084. La fine del mondo.
Boualem Sansal (foto di apertura) è stato condannato a cinque anni di carcere. Dopo essere stato arrestato il 16 novembre scorso sotto l’accusa di “minaccia all’integrità del Paese”, ha subito il 20 marzo 2025 un processo di venti minuti. Il verdetto di condanna, arrivato oggi, si basa sulle dichiarazioni rilasciate a suo tempo alla testata francese “Frontières”. Sansal aveva sostenuto che una parte del territorio algerino appartenesse storicamente al Marocco. Non era la prima volta che lo scrittore franco-algerino aveva espresso apertamente le sue posizioni critiche nei confronti delle istituzioni algerine e del fondamentalismo islamista da cui trae ispirazione. A nulla è valsa la protesta di editori, lettori e politici che, all’indomani dell’arresto, avevano difeso Sansal. In Italia, l’editore Neri Pozza, che ha tradotto finora tre delle sue opere, aveva scritto in una nota:
Siamo tutti profondamente scioccati e addolorati dall’arresto, dall’incarcerazione e dall’incriminazione del nostro autore Boualem Sansal, vittima per aver difeso, con parole e fatti, la libertà di espressione, la giustizia e l’importanza dei diritti umani, principi fondamentali che dovrebbero essere rispettati da ogni governo.
Le azioni intraprese nei confronti di Boualem Sansal violano questi diritti universali.
Nella nostra Costituzione è scritto: «Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione» e noi sentiamo la necessità di chiedere che tali valori vengano rispettati e difesi anche per gli scrittori e le scrittrici che abbiamo l’onore di pubblicare.
Ecco perché il rilascio di Boualem Sansal è un imperativo non negoziabile.
Chi è lo scrittore franco-algerino
Nato nel 1949 in Algeria, Boualem Sansal vive a Boumerdès, nei pressi di Algeri. Alto funzionario del ministero dell’Industria algerino fino al 2003 (incarico da cui fu allontanato per i suoi scritti e le sue prese di posizione politica), ha vinto il Prix du premier Roman e il Prix Tropiques 1999 con il suo primo romanzo Le serment des barbares, il Grand Prix RTL-Lire 2008 con Le Village de l’Allemand e il Grand Prix du roman 2015 de l’Académie française con 2084. La fine del mondo. Nel 2014 è stato nominato per il Premio Nobel per la letteratura.
La sua produzione narrativa riflette un impegno instancabile nell’esplorare i drammi politici e sociali dell’Algeria moderna. Scrittore audace e critico delle derive autoritarie del governo algerino, Sansal è stato ripetutamente censurato per le sue posizioni fino al presunto arresto di questi giorni.
Le opere pubblicate da Neri Pozza
Il treno di Erlingen
Nel romanzo Il treno di Erlingen, pubblicato da Neri Pozza nel 2021, Élisabeth Potier, docente di storia e geografia in pensione, è una vittima collaterale dell’attentato islamico del 13 novembre 2015 a Parigi. Dopo alcuni giorni passati tra la vita e la morte, la donna esce dal coma con un’altra personalità, la stessa con cui morirà un mese dopo. Per decifrare la testimonianza scritta che ha lasciato a sua figlia Léa, occorre passare attraverso l’incredibile racconto della baronessa Ute von Ebert, residente a Erlingen, in Germania. Da settimane Ute vive rinchiusa, minacciata da un misterioso nemico che, come un’epidemia, si diffonde per ridurre la specie umana in schiavitú. Per sfuggire a questa minaccia, gli abitanti di Erlingen attendono con trepidazione l’arrivo del treno che li porterà in salvo.

Attraverso una serie di lettere che Ute scrive a sua figlia Hannah traspaiono tutta l’angoscia e l’incertezza per una situazione ai limiti della realtà: ogni giorno viene detto ai cittadini di Erlingen che il treno arriverà, per poi sostenere il contrario.
Come è cominciato tutto questo? In che modo le storie di Élisabeth Potier e Ute von Ebert, eltre a quelle delle loro figlie Léa e Hannah, sono collegate tra di loro?
Quella di Boualem Sansal è una storia avvincente che si discosta dagli schemi narrativi tradizionali per affrontare alcuni degli aspetti più controversi dell’islamismo in Europa.
Nel nome di Allah. Origine e storia del totalitarismo islamista
Non un trattato accademico, né un’inchiesta giornalistica, ma la ricostruzione narrativa basata sulla testimonianza di uno scrittore, Nel nome di Allah, edito nel 2018, tratta dell’ascesa dell’islamismo nel mondo arabo. Il volume prende le mosse da quando i primi predicatori religiosi islamisti, per lo più membri dei Fratelli musulmani, fecero la loro comparsa in Algeria all’indomani della guerra di liberazione dalla colonizzazione francese (1954-1962).

In quegli anni l’Algeria era «la Mecca dei rivoluzionari», un paese socialista, terzomondista, profondamente laico, guardato con ammirazione in tutto il mondo. Algeri era una città dove accorrevano Che Guevara, Castro, Mandela, il generale Giap e altri “eroi” delle guerre di liberazione dell’epoca. Anni dopo quell’islamismo in apparenza così misero e insignificante si era diffuso così tanto, attraverso la rete delle moschee e dei suk, da mobilitare folle immense fino a prendere il controllo del paese.
Nel nome di Allah aiuta a capire come tutto questo sia stato possibile, ripercorrendo la storia delle varie correnti, scuole e movimenti dell’islamismo, nonché del suo rapporto con una cultura “araba” che sembra aver soppiantato del tutto quei germi rivoluzionari da cui sfociò la lotta per l’indipendenza.
2084. La fine del mondo
Ispirato alla celebre opera di George Orwell, 2084. La fine del mondo è stato pubblicato in Italia nel 2016. Racconta un mondo futuro dove tutti gli incubi del presente sembrano realizzati nella forma di una feroce teocrazia totalitaria. Il paese immaginario si chiama Abistan ed è un impero cosí vasto da coprire buona parte del mondo. La data del 2084 è presente ovunque, stampata nel cervello di ognuno, pronunciata in ogni discorso, impressa sui cartelli commemorativi affissi accanto alle vestigia dello Shar, la Grande Guerra santa contro i makuf, i propagandisti della “Grande Miscredenza”.

Nessuno sa in realtà a che cosa corrisponda davvero quella data. Qualcuno dice che ha a che fare con l’inizio del conflitto, altri con un suo particolare episodio. Altri ancora che riguardi l’anno di nascita di Abi, il Delegato di Yölah. Oppure il giorno in cui Abi fu illuminato dalla luce divina, al compimento del suo cinquantesimo anno di età. In ogni caso, è da allora che l’immenso paese, che era detto semplicemente il «paese dei credenti», fu chiamato Abistan, il mondo in cui ci si sottomette gioiosamente alla volontà di Yölah e del suo rappresentante in terra, il profeta Abi. Tutti i riferimenti all’Islam non sono casuali.
Perché Boualem Sansal è in carcere?
A gennaio 2024, Gallimard ha pubblicato Vivre, l’ultimo attesissimo libro di Sansal. L’opera, già al centro delle trattative per un’edizione italiana con Neri Pozza, è un manifesto esistenziale. Sansal esplora il valore della vita in un mondo segnato dalla distruzione e dalla perdita di senso, mescolando riflessioni filosofiche e narrazioni intime. Il libro si preannuncia come un contributo significativo alla sua visione critica della modernità. Lo stile di Sansal, anche in quest’ultima opera, è caratterizzato da una prosa lucida e lirica, capace di mescolare descrizioni vivide e analisi profonde.
Le sue opere fondono il rigore intellettuale con un’intensità narrativa che cattura il lettore. L’autore non teme di confrontarsi con temi scomodi, come la violenza, la corruzione e l’integralismo religioso. Motivo per il quale è stato a lungo bersaglio del regime algerino per la sua schiettezza. Il suo licenziamento dal Ministero dell’Industria nel 2003, la censura di molte sue opere in Algeria e la scomparsa di questi giorni dimostrano l’intolleranza verso la sua voce dissidente. Un’intolleranza alla quale si è da sempre opposto il suo rifiuto ad allinearsi alle narrazioni ufficiali, insieme alla critica verso l’autoritarismo e il fondamentalismo di matrice islasmista. Speriamo che tutto questo adesso non abbia per lui delle conseguenze irreparabili.
Per il pagamento delle spese relative alla difesa di Boualem Sansal, in Algeria e, dove applicabile, alle istituzioni internazionali, era stata aperta una raccolta fondi (a cui è possibile aderire cliccando qui) che ha raggiunto finora la cifra di 21.840 euro.
Di fatto, i cinque anni di carcere previsti dall’attuale sentenza corrispondono a una condanna a morte sia per l’età avanzata dello scrittore (75 anni) sia perché è malato di cancro.
Articolo pubblicato in origine il 22 novembre e aggiornato il 27 marzo 2025