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Barbara Kingsolver 70 anni

Barbara Kingsolver compie 70 anni: perché bisogna leggerla

Nell’anniversario della nascita, Elzevir dedica uno speciale alla grande scrittrice americana, partendo dall’analisi del romanzo «L’albero velenoso della fede».
  • La scrittrice Barbara Kingsolver è nata ad Annapolis, negli Stati Uniti, l’8 aprile 1955.
  • In Italia sono stati tradotti finora quattro romanzi per l’editore Neri Pozza.
  • Per festeggiare i suoi 70 anni, cominciamo a leggere o rileggere L’albero velenoso della fede, scritto nel 1998 e pubblicato in Italia nel 2013.
  • Ascolta il podcast che riporta questo articolo, compresi gli spunti sul romanzo ambientato nel Congo di fine anni Cinquanta.

Oggi, 8 aprile 2025, la scrittrice statunitense Barbara Kingsolver compie 70 anni. Elzevir intende festeggiarla parlando dei romanzi tradotti finora in Italia. In particolare, sono quattro quelli che si possono trovare nelle nostre librerie:

  • L’albero velenoso della fede, scritto nel 1998
  • Un mondo altrove, scritto nel 2009
  • La collina delle farfalle, scritto nel 2012
  • Demon Copperhead, pubblicato nel 2022 e vincitore del premio Pulitzer nel 2023.

Le date si riferiscono alle edizioni americane, mentre l’uscita nella traduzione italiana è avvenuta in momenti differenti. Attualmente, tutte le opere di Barbara Kingsolver sono curate in Italia dall’editore Neri Pozza.

L’albero velenoso della fede o della Bibbia?

L’albero velenoso della fede è giunto sui nostri scaffali solo nel 2013, a 15 anni dalla sua uscita negli States. Il titolo originale è The poinsowood bible. E già questo marca una differenza tra la versione inglese e quella italiana, in cui la traduttrice Alessandra Petrelli ha deciso di sostituire la parola “Bibbia” con “fede”.

L’albero velenoso della fede è infatti il titolo pubblicato da Neri Pozza. Se le parole sono importanti, come diceva Nanni Moretti in Palombella Rossa, lo sono ancora di più nei titoli. La parola “fede” è molto più generica e indistinta di “Bibbia”. Di quale fede stiamo parlando? Di quella cristiana? Islamica? Shintoista? No. Si parla della fede nella Bibbia.

Le parole sono importanti, soprattutto nei titoli

In altri termini di qualcosa che riguarda l’ampia platea di credenti che, soprattutto in America, fonda la propria religiosità sulla parola, sul Libro dei libri. Infatti, l’albero velenoso a cui si riferisce il romanzo della Kingsolver attecchisce nel ferreo proselitismo del protagonista, il predicatore battista Nathan Price. È lui a trascinare la moglie e le quattro figlie – Rachel, Leah, Adah e Ruth May – nel Congo belga del 1959, alla vigilia dell’indipendenza del Paese africano. Non è un caso che le vicende private dei Price si snodino sullo sfondo della storia con la “S” maiuscola. Come nella più illustre tradizione, compresa quella italiana, il vertice della narrativa trova la sua collocazione migliore nel romanzo storico.

Qual è il vero senso del veleno nel libro?

La traduzione imprecisa (o frettolosa) allontana dal senso del romanzo. Il titolo originale infatti fa riferimento agli errori di stampa della Bibbia. Il più clamoroso è quello che vide nel 1631 omettere per sbaglio il “non” davanti a “commettere adulterio” nella Bibbia di Re Giacomo. Nathan Price è colui che compie sulla propria pelle e su quella della sua famiglia un madornale “errore di stampa” della Bibbia. I suoi sermoni si concludono con l’espressione bantu “Tata Jesus is bängala”, che dovrebbe significare “Gesù è il più prezioso”. Peccato che la sua pronuncia venga interpretata dalla popolazione del villaggio di Kilanga, dove i Price si sono trasferiti, come “Gesù è velenoso”.

Quindi, se vogliamo cogliere il senso del romanzo, dobbiamo fare riferimento a questa accezione. Solo così si capisce in che cosa consista il “veleno” occidentale che rischia di infettare il mondo animista che gli abitanti delle periferie del Congo sentono amico. Attenzione, però. Chi di veleno ferisce… Il veleno ideologico che portano i presunti salvatori americani deve fare i conti con il veleno ben più letale di una natura che non sempre è benigna.

Quando la natura è fonte di angoscia

È Orleanna Price, la moglie di Nathan, a introdurre la storia, con parole potenti che immettono subito nell’universo letterario e immaginifico della Kingsolver. Un universo in cui l’aggettivo velenoso è subito dichiarato, per mettere le carte in tavola:

«Pensa a una disgrazia talmente assurda da essere impossibile. Per prima cosa, immagina la foresta. Devi essere la sua coscienza, gli occhi negli alberi. Gli alberi sono colonne di corteccia scivolosa e striata simili a possenti animali cresciuti oltre misura. Ogni spazio è pieno di vita: delicati rospi velenosi dipinti con disegni a forma di scheletro, avvinghiati nell’amplesso e impegnati a deporre le loro preziose uova sulle foglie gocciolanti. Viticci che strangolano i loro simili nella lotta senza fine per la luce. Il respiro delle scimmie. Il ventre di un serpente che occhieggia lucido tra i rami. Un esercito di formiche che polverizza il tronco di un albero gigantesco e lo trasporta sottoterra dalla sua famelica regina. E, in risposta, un coro di germogli che spunta da ceppi marciti, succhiando vita dalla morte. Questa foresta mangia se stessa e vive in eterno».

Per orientarsi fra testo e contesto

Il romanzo vede il racconto, a turno, della madre e delle sorelle scandito da capitoli che richiamano quelli biblici (Genesi, Apocalisse, Daniele…). Alla fine, ognuno di questi personaggi troverà… No, non siamo qui per sottrarre a chi legge il piacere di incontrare le figure create dalla penna della Kingsolver. Figure nate dall’esperienza stessa della scrittrice che, a soli sette anni, si trasferì in Congo insieme alla sua famiglia.

Il padre era medico, non un predicatore battista deciso a convertire i pagani come Nathan Price. Ma quello che l’autrice ha visto e imparato stando per qualche anno a Léopoldville (oggi Kinshasa) rivive con grazia e bellezza in queste pagine. Se non l’avete fatto, il nostro consiglio è quello di leggere questo e gli altri romanzi di Barbara Kingsolver di cui vi parleremo nelle prossime puntate. Ve lo diciamo in anticipo. Si tratta di romanzi che arrivano in genere alle 500 pagine e, talvolta, le superano. Perciò, mettetevi comodi. E godeteveli. Non ve ne pentirete.

Auguri da Elzevir, Barbara.


Articolo scritto interamente da un essere umano “a mano”, cioè senza l’uso di AI.(scopri di più)
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