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- L'antologia Ascolterò gli angeli arrivare, pubblicata da Crocetti Editore nel 2024, raccoglie le liriche più significative di Jon Fosse.
- I versi di Fosse esplorano l'alterità e l'inspiegabile, invitando all'ascolto dei segni silenziosi che si possono cogliere lungo un viaggio nel mistero.
- La sua poesia è caratterizzata da pause, cesure e ripetizioni, allo scopo di creare un ritmo che riflette l'inquietudine dell'uomo contemporaneo.
La poesia, per sua natura, non cerca di spiegare il mistero della vita, ma piuttosto lo interroga e gli dà voce. Questo è particolarmente vero per l’opera di Jon Fosse, Premio Nobel per la Letteratura 2023, la cui poetica è stata recentemente raccolta nell’antologia Ascolterò gli angeli arrivare (Crocetti Editore, 2024). La raccolta, curata da Andrea Romanzi, presenta le liriche di Fosse composte tra il 1986 e il 2016, offrendo una panoramica completa della sua produzione poetica.
Fosse esplora l’alterità e l’inspiegabile attraverso versi che invitano all’ascolto di segni silenziosi. La sua poesia è un viaggio nel mistero, un tentativo di rendere visibile ciò che non lo è. Come affermava Paul Klee, «l’arte non riproduce ciò che è visibile, ma rende visibile ciò che non sempre lo è». In questo senso, Fosse ci invita a scoprire la presenza di ciò che sfugge alla percezione sensoriale comune.
Una finestra aperta sul silenzio
Nella poesia di Jon Fosse, l’ascolto è un tema centrale. I suoi versi ci conducono a un’esperienza terrena in cui la mancanza diventa una presenza. Un esempio emblematico è il verso iniziale di una sua lirica:
Ascolterò gli angeli che provengono dai miei amici morti.
Questo verso evoca una realtà che esiste oltre il sensibile, un oltre che non è mai al di là del reale ma al suo fondo.
Fosse riesce a evocare la natura fonica degli angeli, messaggeri per eccellenza, e a valorizzarne la funzione originaria. La sua poesia spalanca la finestra dell’umano sull’insondabile, esplorando gli estremi di vita e morte attraverso una scrittura che si muove tra i paesaggi nordici dell’infanzia, caratterizzati dagli amati fiordi. Paesaggi che diventano un limite naturale tra mare, terra e cielo.
- Un'opera che incanta e ispira 🌟......
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Il ritmo dell’inquietudine contemporanea
La scrittura di Fosse è densa di pause, cesure e frequenti ripetizioni, che creano un ritmo preciso e riflettono l’inquietudine dell’uomo contemporaneo. I suoi versi, mai chiusi, risuonano dell’inspiegabile, dell’altrove che il cuore umano brama. La poesia diventa così un luogo del mistero, un mezzo attraverso il quale il poeta annuncia ciò che proviene da questo altrove.
Fosse, tuttavia, si domanda chi sia il vero artefice del suo lavoro:
Sono io
oppure c’è qualcuno che scrive dentro di me e che
scrive ciò che io scrivo
attraverso di me.
Queste intuizioni geniali, espresse in versi, riflettono un rinnovato impegno dell’arte in un mondo segnato da drammi e violenze quotidiane. La poesia si trasforma così in un faro nelle oscurità, una purezza di espressione preoccupata per l’intero pianeta.
Per orientarsi fra testo e contesto
L’opera di Jon Fosse si inserisce in un contesto più ampio di riflessione sull’arte e sulla sua capacità di evocare ciò che è oltre il visibile. La sua poesia, con la sua capacità di esplorare l’inspiegabile, intende offrire una prospettiva originale sulla condizione umana. In un mondo spesso oscurato da conflitti e solitudine, la scrittura di Fosse rappresenta una luce che illumina le tenebre.
Per chi è interessato a esplorare ulteriormente il tema dell’inspiegabile nell’arte, si possono trovare nessi con altre opere che affrontano il mistero e l’alterità. La poesia di Fosse invita a riflettere su come l’arte possa diventare un mezzo per esplorare l’ignoto e per trovare un senso in un mondo complesso e spesso incomprensibile.