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- Il romanzo di Stefano Ferri, Due vite una ricompensa, esplora le origini e la storia del risotto alla milanese.
- Il noto piatto meneghino deve il suo sapore inconfondibile al midollo di bue, non allo zafferano.
- Durante un pranzo di nozze l'8 settembre 1574, l'aggiunta di zafferano trasformò il risotto in un piatto nobile.
Aprile 1981. Una domenica scintillante di sole e leggermente torpida in Brianza. Come d’abitudine, la famiglia si riuniva per gustare il risotto, un rito festoso che si ripeteva quasi ogni settimana. Tuttavia, quella domenica fu diversa. Durante la conversazione a tavola, lo zio rivelò un segreto che avrebbe cambiato per sempre la percezione del risotto alla milanese: il suo inconfondibile sapore non derivava dallo zafferano, ma da una sostanza incolore chiamata midollo di bue.
Questo dettaglio, sconosciuto ai più, ha ispirato Stefano Ferri a scrivere il suo nuovo romanzo, Due vite una ricompensa, uscito per Ugo Mursia il 26 settembre 2024. Il libro esplora le origini del risotto alla milanese, un piatto che molti erroneamente associano esclusivamente allo zafferano. In realtà, il risotto deve la sua fama al midollo di bue, una sostanza gelatinosa che conferisce al piatto il suo caratteristico sapore.
Quando lo zafferano entrò in cucina
La ricerca di Ferri lo ha portato a scoprire un evento storico cruciale: l’8 settembre 1574, durante il pranzo di nozze della figlia dell’impresario Valerio Perfundavalle di Lovanio, avvenne una trasformazione culinaria. Uno degli artisti del padre, soprannominato
“zafferano” per l’uso di questa spezia nelle sue pitture, decise di aggiungere lo zafferano al risotto bianco, che fino ad allora conteneva solo midollo di bue. Quello che doveva essere uno scherzo si rivelò un mix miracoloso, trasformando il risotto in un piatto nobile e diffondendo l’uso del riso in cucina.
Questo episodio non solo cambiò per sempre la ricetta del risotto alla milanese, ma sdoganò anche il riso come ingrediente pregiato, elevandolo dal suo status di alimento per poveri a piatto simbolo di ricchezza e raffinatezza. La fortuna del riso, sia in cucina sia nelle simbologie popolari, sbocciò proprio in quel pranzo nuziale, dimostrando come un semplice gesto possa avere ripercussioni durature e significative.
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Non sempre la resilienza è sinonimo di successo
Ferri utilizza questa storia per illustrare un concetto molte volte frainteso nella società moderna: la resilienza. Troppo spesso, infatti, si considera la resilienza come un sentiero impervio ma destinato inevitabilmente al successo. La realtà è ben diversa. Le cose non sempre vanno come ci si aspetta e i sacrifici non sempre vengono ripagati come si desidera. Il romanzo di Ferri mette in luce questa amara verità, mostrando come il sacrificio di uno sconosciuto abbia cambiato il mondo in meglio, anche se non ha ricevuto personalmente i frutti del suo gesto.
In un’epoca in cui il pregiudizio del “volere è potere” è dominante, Due vite una ricompensa offre una prospettiva più realistica e umana sulla resilienza. La storia del risotto alla milanese diventa così una metafora potente per illustrare come le azioni di oggi possano avere ripercussioni imprevedibili e durature, spesso al di là delle aspettative individuali.
Per orientarsi fra testo e contesto
Il romanzo di Ferri non è solo una celebrazione della cucina italiana, ma anche un invito a riflettere sulle dinamiche del successo e del sacrificio. La storia del risotto alla milanese, con il suo mix di midollo e zafferano, diventa un simbolo della complessità della vita e delle scelte che facciamo. Chi semina il bene, raccoglierà il bene, anche se non sempre in modo diretto o immediato.
Due vite una ricompensa si inserisce così in un filone letterario che esplora le radici culturali e storiche dei piatti tradizionali, offrendo al contempo una riflessione profonda sulla natura umana e sulla resilienza. La scelta di raccontare questa storia attraverso il cibo rende il romanzo accessibile e coinvolgente, permettendo ai lettori di connettersi con temi universali attraverso un’esperienza quotidiana e familiare.
Per chi ha apprezzato l’opera precedente di Ferri, Crossdresser. Stefano e Stefania, le due parti di me (Mursia, 2021), questo nuovo romanzo rappresenta un ulteriore passo nella sua esplorazione delle dinamiche umane e delle storie che ci definiscono. Per chi invece fosse interessato a temi simili, potrebbe essere utile esplorare altre opere che trattano la resilienza e il sacrificio, come ad esempio Il vecchio e il mare di Ernest Hemingway o La strada di Cormac McCarthy.