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- Nonostante i segreti del tempo è l’ultimo romanzo, pubblicato da Tipheret, di Josina Fatuzzo.
- Nel romanzo «il tempo è tutto» sostiene l’autrice.
- Non solo narrativa, la passione di Fatuzzo è soprattutto per il teatro.
Le vite di due donne di epoche diverse, ma legate da un destino comune. Josina Fatuzzo, nel suo ultimo romanzo Nonostante i segreti del tempo (Tipheret, 2024), ne annoda le esistenze. La protagonista Maria Francesca, studiosa di storia contemporanea, vive una profonda crisi personale in seguito al tradimento e alla tragica morte del marito. In questo momento di disperazione, riceve in eredità una villa appartenuta a Viola. Si tratta di una donna del passato che diventerà la sua guida spirituale attraverso lettere, foto e spartiti nascosti nella casa.
La figura di Viola, vissuta in un’altra epoca, rappresenta un modello di forza per Maria Francesca. Grazie ai racconti e alle lettere di Viola, Maria Francesca scopre le sfide e i dolori affrontati dalla donna e riconosce parallelismi con la sua stessa vita. L’incontro tra passato e presente permette alla protagonista di affrontare le sue sofferenze e di ricostruire la sua identità.
Quando il tempo è il vero protagonista
Nata a Roma e residente a Siracusa, Josina Fatuzzo (foto in basso) è una scrittrice con al suo attivo una vasta produzione letteraria e teatrale. Tra le sue opere principali si annoverano romanzi come La Mastrarua e A gloria dell’Alter ego, insieme a testi teatrali quali Come vecchi paltò. Nel romanzo, il tempo assume un ruolo centrale. «Il tempo è tutto» afferma Fatuzzo, che ritiene quest’ultimo il vero protagonista, un elemento che domina la narrazione e offre una chiave di lettura profonda. Attraverso le vicende delle due protagoniste, l’autrice esplora l’importanza della storia e della memoria, ponendo l’accento sul valore del passato per affrontare il presente. Maria Francesca e Viola, pur divise dagli anni, si trovano unite dalle esperienze di sofferenza e di rinascita. Il loro incontro diventa perciò un’occasione di riflessione sul rapporto tra storia personale e collettiva.
Il salotto all’aperto in cui si svolgono i racconti delle zie narrati nella villa, secondo il giornalista e scrittore Salvatore Scalia, ricorda quasi la scena del Déjeuner sur l’herbe di Edouard Manet. In realtà, sarebbe più corretto affermare che le ambientazioni richiamano piuttosto i dipinti di Claude Monet. Tra le memorie evocate, emerge con forza la storia di una cugina, “l’eroica” Nina, aspirante pianista durante il Ventennio fascista. I suoi sogni e le sue ambizioni risunonano vividi nei ricordi condivisi durante i momenti di intimità familiare.
A questo va aggiunto che episodi come lo sbarco degli Alleati a Siracusa durante il 1943 e la presenza delle truppe inglesi nella villa di famiglia forniscono materiale prezioso per la narrazione.
Un amore mancato (e non solo)
Il confronto tra le protagoniste, Maria Francesca e Viola, è un aspetto fondamentale del romanzo. Testimoni di epoche diverse, sono la traduzione narrativa dell’esperienza personale della scrittrice, ispirata dall’ascolto di numerose conversazioni familiari che hanno contribuito a delineare le dinamiche tra i personaggi. Un aspetto importante del romanzo ad esempio è la critica alla società borghese. Josina Fatuzzo mette in luce le ipocrisie e le contraddizioni che spesso nascondono meschinità dietro buoni sentimenti di facciata. Lo smascheramento delle convenzioni sociali emerge con forza nella narrazione, soprattutto attraverso le vicende di Viola, che combatte per affermare la propria individualità in un mondo che tende a soffocare le voci femminili.
Tutto questo si inserisce nel ritrovamento casuale di una lettera d’amore scritta a un soldato inglese, Peter, che fa da innesco a uno dei tanti filoni del racconto. Il personaggio di Peter, appartenente al corpo speciale dei Monuments Men, incarna sì un amore mancato, ma soprattutto il confronto intellettuale tra due mondi. I Monuments Men – come si scopre anche dall’omonimo film del 2014 diretto e interpretato da George Clooney – erano un gruppo di 360 militari dell’esercito americano, incaricato di proteggere il patrimonio culturale nelle aree occupate dagli Alleati durante la guerra. In Sicilia, il loro numero si riduceva a 25 unità e il loro compito principale era quello di censire e salvaguardare i beni culturali dell’isola non solo contro i tedeschi, ma anche contro i comuni tombaroli.
Il legame tra Viola e Peter, dunque, trascende la semplice cornice del conflitto. Mentre da un lato i Monuments Men lottano per preservare il patrimonio storico, il rapporto tra i due si nutre di un profondo rispetto reciproco e di una condivisione intellettuale all’insegna dell’arte e della cultura.
Il teatro come forma espressiva privilegiata
A dispetto della sua copiosa attività come romanziera, Josina Fatuzzo sostiene di preferire la scrittura teatrale. Nelle opere narrative infatti è necessario creare collegamenti, commenti, spiegazioni, retropensieri, descrizioni. Al contrario «nel teatro tutto ciò salta, resta solo la scena, l’essenziale» dichiara. Il teatro, per l’autrice, è uno spazio in cui i collegamenti tra i personaggi e le loro emozioni emergono in modo diretto, senza la necessità di mediazioni letterarie. Ecco perché, attraverso le rappresentazioni, Fatuzzo ama esplorare i temi della memoria e del cambiamento, che sono poi gli stessi che riversa nelle sue opere narrative.
Nel caso di Nonostante i segreti del tempo le vicende personali e familiari assurgono a valore emblematico. Il tema della condizione femminile e della resilienza di fronte alle avversità è universale e offre ai lettori una potente riflessione su come la storia personale si intrecci inevitabilmente con quella collettiva. Attraverso le vite di Maria Francesca e Viola, Josina Fatuzzo ci invita a esplorare le profondità dell’animo umano e a trovare la forza di andare avanti, nonostante – appunto – i segreti del tempo.
Per orientarsi fra testo e contesto
Nonostante i segreti del tempo, pur avendo una trama e riferimenti storico-culturali avvincenti, presenta a tratti eccessi di autobiografismo. Inoltre, l’insistenza di alcune pagine su argomenti già ampiamente trattati rischia di sfociare in una prolissità che nuoce alla compattezza dell’opera.
Per i lettori occasionali, un consiglio di lettura correlato all’estate del 1943 è Candido di Leonardo Sciascia (Adelphi, 2005) o anche Cronachetta siciliana dell’estate del 1943 di Nino Savarese (Edizioni Trabant, 2016). Per quanti, invece, vogliono approfondire come la storia si intrecci con la narrativa in un affresco memorabile si rimanda a Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa (Feltrinelli, 2009), uno dei capolavori del Novecento.