Il lungo viaggio di Ferruccio Parazzoli nell’«età selvaggia»

Ferruccio Parazzoli, nato a Roma nel 1935 e residente a Milano, è uno degli autori più prolifici e influenti del panorama letterario italiano contemporaneo. Con una carriera che abbraccia oltre sei decenni, Parazzoli ha esplorato una vasta gamma di generi, dalla narrativa alla saggistica, dalla poesia al teatro, fino al cinema moderno. La sua ultima opera, Tutte le luci accese, è un corposo volume di 560 pagine pubblicato da Bompiani, che raccoglie la sua produzione “in forma breve”. Il libro rappresenta una summa del suo lavoro e unisce racconti brevi e novelle più estese che presuppongono una dimensione romanzesca.

Giungere a 89 anni e sentirli tutti

Uno degli aspetti più affascinanti della scrittura di Parazzoli è la sua riflessione sull’incompiutezza. In Tutte le luci accese, l’autore esplora la realtà come un’entità fluida e in continua evoluzione, dove niente arriva mai a termine e tutto è costantemente rimesso in discussione. Questo concetto è particolarmente evidente nel racconto Ultima cena dove la lentezza inesorabile dell’entropia dissimula un’esplosione sempre in agguato. Parazzoli sembra suggerire che l’astuzia di Satana consista proprio in questa deliberata incompletezza, un tema che ricorre in molte delle sue opere.

A 89 anni, Parazzoli continua a interrogare l’“età selvaggia”, un termine che usa per descrivere la vecchiaia senza abbellimenti. I protagonisti di Tutte le luci accese sono spesso uomini anziani, giunti senza entusiasmo al traguardo degli ottant’anni, distaccati da tutto. In uno dei racconti, Premio Nobel, un anziano scrittore riceve la notizia di essere il vincitore designato dall’Accademia di Svezia. Anziché rallegrarsi, si cruccia per gli incomodi del viaggio e per la qualità imprevedibile delle pietanze servite. Il racconto offre uno spunto per una riflessione più ampia sulla scrittura e sulla lettura, con una celebrazione dello “spazio bianco” come quell’intervallo impercettibile che rende possibile entrambe.

La dialettica tra spazio bianco e nero

Già nel suo saggio Apologia del Naufragio (Il Saggiatore), Parazzoli aveva rovesciato la prospettiva tradizionale del naufragio come fine irreparabile. Aveva introdotto due concetti chiave: lo spazio bianco e lo spazio nero. Il primo rappresenta il richiamo che spinge l’uomo a lasciare il porto sicuro per valicare il limite, mentre il secondo è la tentazione di abbandonare la ricerca e rimanere sulla terraferma. Attraverso un costante dialogo tra questi due spazi, Parazzoli invita il lettore a superare i confini e a diventare come Odisseo, che trovò esultanza non nel mare navigando, ma nello spazio sterminato che circonda la vita di ogni uomo.

Per orientarsi fra testo e contesto

Ferruccio Parazzoli, con la sua vasta produzione letteraria, offre una riflessione profonda e complessa sulla condizione umana. I suoi racconti e saggi sono un invito a esplorare l’incompiutezza e a trovare significato negli spazi vuoti tra le parole. La sua opera è un mosaico di storie che, pur nella loro frammentarietà, compongono un quadro unitario e coerente.

A chi si avvicina per la prima volta alla scrittura di Parazzoli, consigliamo di iniziare con Tutte le luci accese, una raccolta che offre una panoramica completa della sua poetica. Per i lettori più esperti, Apologia del Naufragio rappresenta una lettura imprescindibile per comprendere la profondità del suo pensiero.