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Il fascino nascosto dei souvenir, altro che “ricordini”

Il libro di Rolf Potts, Souvenir – Una storia culturale, rivela l'importanza dei “ricordini” attraverso i secoli, da antichi vasi egizi a gadget moderni.
  • Il mercato dei souvenir in Italia vale oltre 700 milioni di euro, mentre negli Stati Uniti raggiunge i 14,4 miliardi di euro.
  • Nel 2017, la Regione Sardegna ha introdotto multe di 1.000 € per il prelievo di sabbia e conchiglie dalle spiagge.
  • I souvenir del matrimonio reale tra il principe Harry e Meghan Markle hanno generato un mercato di 80 milioni di euro nel Regno Unito.

Dai vasi di ceramica raffiguranti regine tolemaiche acquistati ad Alessandria d’Egitto nel II secolo a.C. alle pacchiane riproduzioni su scala industriale della Tour Eiffel, il libro di Rolf Potts, Souvenir – Una storia culturale (Il Saggiatore), ci mostra come i “ricordini” siano tutt’altro che effimeri e legati al turismo di massa. Quasi tutti teniamo da qualche parte – sui mobili del salotto, attaccati al frigorifero, appesi allo specchietto della macchina – degli oggetti che abbiamo riportato da una vacanza, dal luna di miele o semplicemente da una gita fuori porta. Sono oggetti molto diversi tra loro per dimensioni e materiale, ma accomunati dalla capacità di farci rivivere le memorie di quel viaggio.

Come spiega Rolf Potts, i souvenir non sono solo oggetti, ma tappe di una mappa interiore. Potts, che dal 1994 gira il mondo con lo zaino sulle spalle, afferma che «se acquistiamo un souvenir non è per dare una valutazione del mondo, ma per raccontarci». In pratica, per rammentare a noi stessi e agli altri chi siamo stati e chi saremo poi. Il suo libro rivela come questa pratica non appartenga esclusivamente alla contemporaneità, ma sia un’espressione dell’umano che attraversa i luoghi e le epoche: dal terriccio che i pellegrini riportavano a casa dalla Terra Santa alle macabre teste miniaturizzate dell’Amazzonia coloniale, dall’esplosione del mercato delle cartoline a inizio Novecento ai cucchiaini da collezione in vendita nei musei americani oggi.

Il fenomeno del turismo di massa e i souvenir

Con l’invenzione del battello a vapore e della ferrovia nel 1800, iniziò l’era del turismo di massa e, con essa, esplose la mania dei ricordini. Tuttavia, questa pratica ha avuto effetti spesso dannosi: frotte di turisti andavano a vedere la roccia di Plymouth, il luogo dove erano sbarcati i Padri Pellegrini, e ne staccavano pezzi come souvenir. Nel 1880, la roccia si era ridotta a un terzo delle sue dimensioni originarie, costringendo i custodi a proteggerla con un cancello. Anche oggi, l’abitudine di portare a casa un pezzo di natura è difficile da controllare: nel 2017, la Regione Sardegna ha vietato il prelievo di sabbia, conchiglie e pietre dalle sue spiagge, punendo i trasgressori con multe di 1.000 euro.

Per fortuna, ci sono i souvenir “ufficiali”, spesso kitsch e retorici. Un esempio recente sono i “Crown Jewels”, i gioielli della Corona, che in realtà sono confezioni di preservativi lanciati in occasione del matrimonio reale tra il principe Harry e Meghan Markle. Questo tipo di gadget, nonostante faccia sorridere, rappresenta un business serio: solo per questo evento, nel Regno Unito hanno alimentato un mercato di 80 milioni di euro. Anche il presidente francese Emmanuel Macron ha fatto registrare il marchio dell’Eliseo, da riprodurre su tazze, portachiavi e magneti, per finanziare il restauro del palazzo presidenziale.

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  • Un'analisi affascinante del valore culturale dei souvenir... 😍...
  • I souvenir pacchiani sminuiscono l'autenticità dei viaggi... 😒...
  • Riflettere sui souvenir come mappe interiori è intrigante... 🤔...

Souvenir come motore economico e culturale

I souvenir sono un potente motore dell’economia: solo in Italia alimentano un mercato da oltre 700 milioni di euro, che salgono a 14,4 miliardi negli Stati Uniti. Ma come si spiega l’attrazione planetaria per oggetti spesso pacchiani? Comprare souvenir è un rito tranquillizzante: «Quando si è lontani da casa, fare shopping è un’attività ordinaria in un ambiente straordinario» osserva l’antropologo Duccio Canestrini nel libro Trofei di
viaggio (Bollati Boringhieri).  Per i giapponesi, il regalo di viaggio (omiyage) è addirittura un obbligo, per scusarsi della propria assenza dai doveri domestici.

Le raccolte di souvenir hanno fatto nascere i musei. Nelle grotte di Arcy-sur-Cure, in Francia, sono stati trovati insoliti fossili di conchiglie, portati lì 30 mila anni fa dagli uomini primitivi. Questi oggetti soddisfano un’esigenza importante: ricordarci chi siamo attraverso i viaggi che abbiamo fatto. Souvenir deriva dal latino subvenire, accorrere in aiuto, venire alla memoria. Sono quindi concepiti per essere guardati a casa, per riportare le emozioni del viaggio.

Per orientarsi fra testo e contesto

Con il turismo di massa esploso nell’Ottocento, è iniziata la produzione in serie di souvenir. All’Expo di Parigi del 1889 esordirono due “classici”: le palle di vetro coi paesaggi e le cartoline illustrate. Nulla in confronto all’esplosione di gadget avvenuta nel 1900: tazze, T-shirt, portachiavi, magneti… Un campionario che spesso diffonde stereotipi e luoghi comuni. I souvenir sono iperoggetti, nei quali l’artificiosa concentrazione di senso riflette la concentrazione di esperienze vissute in vacanza. E questa sintesi avviene con simboli riconoscibili da tutti.

In conclusione, i souvenir sono molto più di semplici oggetti. Sono attaccapanni narrativi che conservano i ricordi e ci aiutano a raccontare le nostre storie. Anche se spesso finiscono in soffitta, per chi li ha acquistati rappresentano un pezzo di vita, un’esperienza vissuta.

Per chi è interessato a esplorare ulteriormente il tema dei souvenir e del loro significato culturale, consigliamo la lettura di Souvenir – Una storia culturale di Rolf Potts. Per i lettori esperti, un approfondimento interessante potrebbe essere Trofei di viaggio di Duccio Canestrini, che esplora le dinamiche antropologiche e sociologiche dietro la pratica di collezionare souvenir.

In definitiva, i souvenir non sono solo oggetti da collezione, ma testimoni silenziosi delle nostre avventure e delle nostre esperienze. Ognuno di essi porta con sé una storia unica, pronta a essere raccontata e condivisa.


Articolo scritto al 99% dall’AI, con una correzione opzionale da parte dell’essere umano. Le immagini, create dall’AI, potrebbero avere poca o scarsa attinenza con il contenuto dall’articolo.(scopri di più)
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