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Sarah Susanne e lo scrittore 1

Recensione spoiler sul romanzo «Sarah, Susanne e lo scrittore»

Éric Reinhardt costruisce un’opera metanarrativa che interseca i concetti di realtà e finzione (attenzione: di seguito dettagli approfonditi sulla trama).
  • Sarah, Susanne e lo scrittore di Éric Reinhardt è uscito per Guanda ad aprile 2025 nella traduzione di Anna D’Elia.
  • Quella di Reinhardt è un’opera sul doppio che interseca i concetti di realtà e finzione in una complessa rete di verità multiple e prospettive divergenti.
  • Il tema metanarrativo non è una novità per l’autore francese, che lo aveva già esplorato in L’amore e le foreste, pubblicato in Italia da Salani nel 2015.

Sarah, Susanne e lo scrittore di Éric Reinhardt, in lizza per il prestigioso premio Goncourt nel 2023, è uscito per Guanda ad aprile 2025 nella traduzione di Anna D’Elia. Si tratta di un’opera metanarrativa che interseca i concetti di realtà e finzione. Il romanzo introduce tre figure centrali, le cui esistenze si intrecciano in una complessa rete di verità multiple e prospettive divergenti. Sarah e Susanne, pur essendo entità distinte, si riflettono l’una nell’altra, con Susanne che emerge come l’alter ego di Sarah, una creazione plasmata dalla penna dello scrittore a cui Sarah si è rivolta in cerca di un confidente per raccontare la propria storia.

Ma quale evento ha sconvolto le esistenze di Sarah e Susanne? In un panorama letterario sempre più permeato dall’autofiction, dove i confini tra autobiografia e invenzione si fanno labili, sorge spontanea, nel lettore, la domanda: quale grado di verità o falsità si cela all’interno del libro? In Sarah, Susanne e lo scrittore questo interrogativo si ripropone incessantemente tra i molteplici strati narrativi, senza mai approdare a una risposta definitiva.

La trama di Sarah, Susanne e lo scrittore

Il romanzo di Éric Reinhardt si snoda attorno a una vicenda apparentemente banale: quella di Sarah, una donna francese di 44 anni, proveniente da un ambiente altoborghese, la cui vita viene sconvolta dalla diagnosi di un cancro al seno. Sarah è un’artista metafisica, architetto, madre di due figli e moglie di un uomo raffinato e premuroso – un padre affettuoso, un marito devoto e un amante appassionato, seppur incline al mutismo e all’indifferenza. L’equilibrio precario della sua esistenza si infrange nel momento in cui Sarah decide di dare una svolta alla sua vita apparentemente solida, scoprendo, in realtà, una serie di crepe latenti.

Quando Sarah prova a trasformare radicalmente la sua esistenza, che sembrava inattaccabile, emerge una precarietà inaspettata, che ne compromette la stabilità. Ha inizio, così, la sua graduale discesa negli inferi. Un lento e inesorabile declino verso l’abisso. Tuttavia, non è Sarah a narrare la propria storia. Sarah si rivolge a uno scrittore affinché sia lui a descrivere la sua vita, dando vita a un altro personaggio: il suo alter ego, Susanne Sonneur.

Non essendo in grado di raccontare la sua storia in prima persona, Sarah si affida a un romanziere con l’incarico di trasfigurare la propria esistenza in un personaggio diverso, il suo doppio letterario. Paradossalmente, è lo scrittore (un autore di fama nazionale, il cui nome rimane costantemente celato) a raccontare a Sarah come si sono svolti gli eventi, a ripercorrere le vicende che hanno sconvolto la sua esistenza e che vengono trasposte – con le dovute modifiche – attraverso le azioni, i pensieri e la voce di Susanne.

Sarah e Susanne, così simili ma così diverse

A differenza di Sarah, Susanne è una genealogista che risiede a Digione, nella Francia orientale. Come Sarah, Susanne condivide la tendenza a tormentarsi la pelle delle dita e nutre una profonda passione per l’arte e la letteratura. In seguito alla malattia, analogamente a Sarah, Susanne decide – blandamente incoraggiata dal partner – di abbandonare il lavoro per dedicarsi interamente alla sua creatività. Dopo aver scoperto che il marito, sempre più distante dalla routine domestica, detiene il 75% della proprietà della loro casa, anziché la metà come lei aveva sempre creduto, la protagonista insiste affinché venga ristabilita una ridistribuzione equa delle quote.

Non ottenendo risultati, la donna decide di allontanarsi dalla casa coniugale per alcuni mesi, nella speranza di indurre nel marito il cambiamento desiderato. Ben presto, tuttavia, la situazione sfugge al suo controllo, e Sarah/Susanne si ritrova intrappolata in una spirale di squallore e solitudine, tenuta a distanza dalla sua stessa famiglia. La piccola casa presa in affitto da Sarah non è identica a quella di Susanne, ma come la sua è lugubre, triste, soffocante, simile a una cella in cui si è involontariamente imprigionata. Il marito e la figlia, chiusi nel silenzio e nella rabbia, le impediscono di tentare una riconciliazione, trasformandola nell’unica colpevole di un delitto che non ha mai voluto commettere.

Come si fa a svanire dalla vita di chi ti ama?

Solo il figlio sembra conservare il suo affetto, seppur celato dietro la timidezza. A Sarah non rimane altro da fare che osservare la sua vecchia vita dall’esterno, nascosta alla vista dei suoi familiari. Scorgendoli da lontano, attraverso la finestra della sua vecchia casa, la donna spera di potersi sentire più partecipe della vita dei suoi cari, seppur solamente tramite un’osservazione vicaria.

«Come si fa a svanire in maniera tanto rapida dalla vita di qualcuno che si ama? (…) Se adesso si dirigesse verso casa e bussasse alla porta e loro aprissero, riuscirebbero davvero a vederla? Oppure è talmente morta ai loro occhi da non potersi neanche materializzare?»

L’angoscia di Sarah si trasforma in Susanne in un’ossessione prosciugante, una bramosia simile a quella che la lega a un quadro misterioso, nato dalla fantasia dello scrittore: un dipinto di due monache inquiete, in cui Susanne è convinta sia celato un segreto in attesa di essere svelato. Annichilita, spezzata e tradita, Sarah non può tornare a vivere senza prima lasciare andare il suo passato. E il primo passo per farlo è proprio consegnare i suoi ricordi allo scrittore, lasciare che sia a lui portare Susanne verso il lieto fine, nell’attesa che anche lei, Sarah, cominci a costruire la propria felicità, a scrivere il proprio futuro.

La versione di Sarah e quella di Susanne

Durante lo sviluppo della storia, parallelamente alla vivida rappresentazione della vita del suo alter ego da parte dello scrittore, Sarah prende la parola, apportando chiarimenti, esprimendo disappunto e formulando commenti. In questo modo, il confine tra realtà e finzione all’interno della storia si assottiglia progressivamente. Mentre Sarah si fa portatrice della sua verità, rievocando i suoi sentimenti e sottolineando le differenze tra lei e il suo alter ego, le figure di Sarah e Susanne si sovrappongono e si fondono continuamente, dando vita a una verità parallela.

Lo scrittore, da parte sua, introduce personaggi, eventi e sfumature che rendono la storia di Susanne ancora più vivida e drammatica – ed è questa la storia che cattura l’attenzione del lettore, che impara a conoscerla in ogni dettaglio.

Chi c’è dietro lo scrittore di Sarah e Susanne?

L’operazione metanarrativa di Éric Reinhardt raggiunge il suo culmine nel momento in cui il lettore realizza che nessuno dei tre personaggi – Sarah, Susanne e lo scrittore – esiste realmente. L’obiettivo di Reinhardt non è solamente quello di raccontare la storia di una donna allontanata dalla sua famiglia, ma anche di illustrare il processo creativo di un romanziere, che trae ispirazione dalla realtà e dal proprio vissuto. Attraverso Susanne, quindi, il lettore impara a conoscere non solo Sarah, ma anche lo stesso scrittore/personaggio, che ha dato vita al suo alter ego a partire da emozioni, avvenimenti e ricordi passati. A cui si aggiungono citazioni letterarie e continui riferimenti al mondo dell’arte, fino a compiere, nelle ultime pagine, una vera e propria autofiction.

È naturale domandarsi se Reinhardt stesso, analogamente allo scrittore presente nel suo libro, abbia disseminato elementi autobiografici all’interno del romanzo. Da alcuni indizi, la risposta sembrerebbe affermativa: la malattia affrontata da Sarah/Susanne all’inizio del libro, ad esempio, richiama una precedente opera di Reinhardt, inedita in Italia, La Chambre des époux (Gallimard, 2017), ispirata alla reale esperienza dello scrittore e di sua moglie, malata di cancro al seno.

Per orientarsi fra testo e contesto

Il tema metanarrativo non è una novità per l’autore francese, che lo aveva già esplorato in L’amore e le foreste (Salani, 2015), opera da cui è stato tratto il film Il coraggio di Blanche (2023), diretto da Valérie Donzelli. Entrambi i romanzi di Reinhardt mettono in luce la fragilità dei legami familiari e la difficoltà di comunicare i propri sentimenti, soprattutto in un contesto sociale che impone modelli di perfezione e di successo. Le protagoniste di Reinhardt sono donne che si sentono intrappolate in ruoli che non le appartengono e che cercano disperatamente una via d’uscita. Attraverso la scrittura, sia Bénédicte – la protagonista di L’amore e le foreste – sia Sarah cercano di dare un senso alla loro esistenza e di riappropriarsi della propria identità.

Sarah, Susanne e lo scrittore è un romanzo complesso e stratificato che invita il lettore a riflettere sulla natura della realtà, sulla forza della finzione e sulla capacità della scrittura di trasformare il dolore in bellezza. Un’opera che, pur affrontando temi difficili come la malattia, la solitudine e la perdita, riesce a trasmettere comunque un messaggio di speranza.


Articolo ibrido frutto dell’AI, ma revisionato da un essere umano.(scopri di più)
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