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Edith Bruck Le dissonanze ok

Le dissonanze di Edith Bruck da Auschwitz ai giorni nostri

L’ultima raccolta della scrittrice di origini ungheresi è una testimonianza intensa delle ferite del passato e della forza in grado di trasformare il dolore in arte.
  • La raccolta poetica «Le dissonanze» di Edith Bruck affronta temi di dolore, memoria e resistenza attraverso un linguaggio intenso e diretto.
  • Bruck rompe il silenzio su sette episodi di violenza subiti, commessi da figure influenti del mondo culturale e sociale, denunciando una realtà spesso celata.
  • Il libro include una canzone intitolata «Maggio 1944-Maggio 2024», che evoca le figure genitoriali e il loro desiderio di tornare in Eretz Israel.

L’ultima opera poetica di Edith Bruck, Le dissonanze (Guanda, 2025), si rivela un lavoro di profonda intensità emotiva, che scandaglia la complessità dell’esistenza umana attraverso un intreccio di consonanze e frizioni. Edita in Francia nel gennaio 2025, quasi in contemporanea con la versione italiana, con il titolo Les dissonances da Rivages, grazie alla traduzione di René de Ceccatty, la raccolta si colloca nel solco dell’estetica nutrita da impegno e contestazione sociale a cui Bruck ha abituato il suo pubblico.

Edith Bruck, pseudonimo di Edith Steinschreiber, è nata in Ungheria nel 1931. Ha dedicato la sua vita a testimoniare l’orrore della Shoah e a promuovere la memoria. Oltre a Le dissonanze, ha scritto numerosi romanzi, racconti e poesie, tra cui Andremo in città (1962), Lettera alla madre (1988) e Il pane perduto (2021). La sua opera, tradotta in diverse lingue, è un monito costante contro l’indifferenza e l’odio. La sua capacità di trasformare il dolore in arte, di dare voce a chi non ce l’ha più, la rende una figura di riferimento per le nuove generazioni, un esempio di coraggio e resistenza.

Le dissonanze di Edith Bruck scaturite dal dolore

La poesia di Bruck si configura come un percorso introspettivo, un’indagine sulle ferite lasciate dall’odio antiebraico e dalla perdita dei propri cari. Nel primo blocco di componimenti, l’autrice si confronta con argomenti a lei intimamente connessi, come la rievocazione dei familiari e le barbarie vissute durante il secondo conflitto mondiale. La poesia “Amato fratello” ad esempio è un tributo al fratello superstite, che ha scelto il silenzio come reazione al trauma subito.

Le strofe, intessute di pathos, svelano un monologo interiore, un tentativo di dialogare con chi ha condiviso le medesime sofferenze. La poesia diventa, pertanto, non solamente racconto, ma un rifugio, un mezzo per esorcizzare le emozioni e per comunicare con la madre e gli altri congiunti trucidati ad Auschwitz. I versi dedicati a Nelo Risi, suo marito, intitolati “Il mio eletto”, aggiungono un ulteriore strato di ricchezza emotiva che richiama la presenza di chi non è più e riafferma il valore degli insegnamenti tramandati. La lingua utilizzata da Bruck, come evidenziato da diverse analisi critiche, non altera né il lessico né il tono quando rievoca Auschwitz, conservando un sermo humilis che connette passato e presente in maniera inesorabile.

Come hai fatto a non capire

che la vita poteva essere

anche baldoria

stronzate

ipocrisia

egoismo

calcolo

perditempo

silenzio comodo sul passato

dimenticare il male,

scrivere

Le dissonanze causate dalla violenza sulle donne

L’ultima sezione della raccolta introduce una nota stridente e affronta il tema delle aggressioni sessuali subite dall’autrice. Sette vicende di violenza, taciute per anni, riemergono con tutta la loro carica drammatica. A commetterle, figure influenti del mondo culturale e sociale: uno scrittore, uno sceneggiatore, un critico, un giornalista, un medico, un poliziotto e uno zio. In questi versi, l’abiezione si fa prossima, si insinua nel quotidiano, rendendo la lettura ancor più pregna di significato (e necessaria). Bruck affronta anche questo tipo di dolore con coraggio, infrangendo il muro del silenzio e denunciando una realtà spesso celata.

Non mancano i momenti di soavità offerti dai testi della ninnananna “Anyu, Madre, Mater” o dalla composizione dedicata al padre “Apu, Padre, Pater”. A cui fa seguito la canzone dal titolo “Maggio 1944-Maggio 2024” che evoca le figure genitoriali e la loro aspirazione a ritornare in Eretz Israel (terra di Israele). Componimenti che rappresentano un appello alla terra natia, un legame profondo con il paese d’origine, espressi con una musicalità che vibra nel profondo dell’animo. Il ricordo dei genitori accompagna costantemente l’attività di scrittrice di Bruck, e queste antiche melodie sembrano riverberare le voci di madre e padre, insieme all’anelito di un ritorno alla terra promessa.

Per orientarsi fra testo e contesto

La poesia di Edith Bruck si colloca in un ambito letterario e storico ben definito, segnato dalla testimonianza della Shoah e dalla riflessione sulle conseguenze del trauma. La sua opera si distingue per l’abilità nel manifestare emozioni complesse mediante un linguaggio semplice e diretto, che colpisce nel profondo il lettore. Allo stesso modo di Re Davide nei Salmi, Bruck impiega il suo talento artistico non solamente come atto di accusa, bensì quale gesto di fermezza e di rivendicazione della propria voce in un contesto che spesso vorrebbe metterla a tacere.

Le dissonanze è un’odissea attraverso lo strazio e la memoria, ma anche attraverso l’affetto e la fiducia. Bruck, con la sua voce vigorosa, continua a donarci versi che rimangono scolpiti nell’anima e che ci invitano a misurarci con il presente e con le atrocità della storia, fino a far diventare la lettura di questa raccolta un gesto essenziale per chiunque ambisca a esplorare la profondità dell’esperienza umana.


Articolo ibrido frutto dell’AI, ma revisionato da un essere umano.(scopri di più)
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