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René Daumal

L’influenza di René Daumal sul teatro dell’assurdo

Al poeta e scrittore francese molto probabilmente si ispirarono Eugène Ionesco e Samuel Beckett, seppure conducendo la propria ricerca su esiti diversi.
  • René Daumal, scomparso prematuramente nel 1944 all'età di 36 anni, ha lasciato un’impronta significativa, sebbene spesso sottovalutata, sul teatro dell’assurdo, influenzando autori come Eugène Ionesco e Samuel Beckett.
  • Insieme a Roger Gilbert-Lecomte Daumal fondò un gruppo con l’obiettivo di superare i limiti del surrealismo attraverso una metafisica sperimentale, attingendo a figure come Rimbaud e Georges Gurdjieff.
  • Il Monte Analogo, pubblicato postumo nel 1952, narra di un viaggio alla ricerca di una montagna leggendaria e può essere messo in relazione con Aspettando Godot di Samuel Beckett.

René Daumal, scomparso prematuramente nel 1944 all’età di 36 anni, è una figura enigmatica nel panorama culturale del XX secolo. La sua opera, sospesa tra poesia, filosofia e una profonda ricerca spirituale, ha esercitato un’influenza significativa, sebbene spesso sottovalutata, sul teatro dell’assurdo. Daumal non si limitò a incarnare le correnti artistiche del suo tempo, come il surrealismo, ma le trascese, cercando una verità più profonda attraverso lo studio delle filosofie orientali e l’esoterismo.

I suoi libri sono stati pubblicati in Italia da Adelphi, che quest’anno ha dato alle stampe Il rovescio della testa. Si tratta di «dodici brevi scritti che sembrano saltellare dall’uno all’altro, ma che vanno in una direzione unica – spiega l’editore -. Leggeri, non privi di humour, spietati e accattivanti, si muovono alla ricerca di ciò che una volta si sarebbe chiamata verità e ci stimolano a porci domande essenziali su chi siamo e da dove possiamo iniziare a cercarci, offrendo così un prezioso aiuto per limitare i rischi di un falso pensare, quello che si paga con la perdita di tempo o con l’autoinganno».

Il romanzo incompiuto di René Daumal

Il suo romanzo incompiuto, Il Monte Analogo, pubblicato da Adelphi nel 2020 in una edizione arricchita, è considerato un’allegoria del percorso iniziatico verso la conoscenza, un viaggio interiore che riflette la sua incessante ricerca di significato. La sua influenza su autori come Eugène Ionesco e Samuel Beckett, pur non essendo sempre esplicita, è ravvisabile nella loro rappresentazione dell’assurdità dell’esistenza e nella critica radicale alla ragione e alla società borghese.

Daumal, insieme a Roger Gilbert-Lecomte, fondò il gruppo dei Phrères Simplistes, un nucleo originario da cui sarebbe poi nato il movimento Le Grand Jeu. Questo gruppo si proponeva di superare i limiti del surrealismo attraverso una metafisica sperimentale, attingendo a figure come Rimbaud, René Guénon, Alfred Jarry e Georges Gurdjieff. L’esperienza del Grand Jeu fu caratterizzata da una forte critica alla “macchina per pensare”, ovvero alla tendenza a meccanizzare il pensiero e a rifugiarsi in sistemi ideologici predefiniti.

Daumal cercava di sabotare queste “macchine”, promuovendo un pensiero libero e indipendente, capace di cogliere l’essenza della realtà. Daumal non si accontentava delle risposte facili e delle certezze preconfezionate. La sua ricerca lo portò a esplorare l’India vedica e ad approfondire lo studio del sanscrito, una lingua che considerava capace di rivelare la verità attraverso la parola.

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  • 🎭Il teatro dell'assurdo come sabotaggio delle "macchine per pensare"... straordinario!...

René Daumal e Samuel Beckett a confronto

Il Monte Analogo, pubblicato postumo nel 1952, racconta la storia di un gruppo di alpinisti che intraprendono un viaggio alla ricerca di una montagna leggendaria, simbolo dell’unione tra cielo e terra. Quest’opera può essere messa in relazione con Aspettando Godot di Samuel Beckett, rappresentazione teatrale che mette in scena l’attesa vana di un personaggio che non arriva mai. Entrambe affrontano il tema della ricerca, ma con esiti differenti. Nel Monte Analogo, la ricerca è animata da una speranza di elevazione spirituale, di superamento dei limiti della condizione umana. In Aspettando Godot, invece, l’attesa è sterile, senza fine, simbolo dell’assurdità dell’esistenza e dell’impossibilità di trovare un significato.

Nonostante questa differenza, i due autori condividono una critica radicale alla società e alla cultura del loro tempo. Sia Daumal sia Beckett mettono in discussione i valori tradizionali, le certezze della ragione e le convenzioni sociali. Si può dire perciò che entrambi manifestano note dissonanti rispetto al contesto contemporaneo, seppure intraprendano percorsi distinti nella medesima critica nei confronti della modernità. Nonostante siano profondamente diversi tra loro, sia Daumal sia Beckett affrontano l’assurdo insito nell’esistenza umana.

Mentre Daumal, attratto da correnti esoteriche nonché dalle filosofie orientali, si impegna a trovare una possibile via d’uscita verso forme superiori di coscienza, Beckett, in netta antitesi rispetto ai tentativi trascendenti, sembra accogliere passivamente l’insensatezza dell’esistenza stessa. Eppure anche il suo teatro rivela segni evidenti della continua ricerca: i suoi protagonisti – nonostante sappiano bene quanto siano futili gli sforzi – rimangono ancorati alla domanda «perché?», mantenendo viva la scintilla della speranza. Ecco perché il grande autore irlandese potrebbe considerarsi un successore criptico del pensiero daumaliano, a dispetto dello svolgimento pessimista che caratterizza la sua drammaturgia.

L’incontro di René Daumal con Gurdjieff

L’incontro con il pensiero di Georges Gurdjieff fu fondamentale per René Daumal. Gurdjieff, un maestro spirituale controverso, proponeva un sistema di “lavoro su di sé” volto a smascherare le “macchine per pensare” che ci impediscono di vivere consapevolmente. Queste “macchine” sono i condizionamenti, le abitudini mentali e i sistemi di credenze che ci tengono prigionieri e ci impediscono di vedere la realtà per quella che è. Daumal abbracciò con entusiasmo il pensiero di Gurdjieff, vedendo in esso uno strumento per liberarsi dalle illusioni e accedere a una conoscenza più profonda.

L’influenza di Gurdjieff è evidente nel Monte Analogo, dove i protagonisti intraprendono un percorso iniziatico volto a superare i propri limiti e a raggiungere una nuova consapevolezza. Questo concetto è rintracciabile anche nel teatro dell’assurdo, dove i personaggi sono spesso vittime delle proprie “macchine per pensare”, prigionieri di un linguaggio vuoto e ripetitivo, incapaci di superare i propri condizionamenti. I personaggi di Ionesco e Beckett sono spesso rappresentati come automi, marionette manovrate da forze oscure, incapaci di agire autonomamente e di dare un senso alla propria esistenza. In tal senso, il teatro dell’assurdo può essere interpretato come una critica radicale alla società moderna, che tende a omologare gli individui e a soffocare la loro individualità.

Per orientarsi fra testo e contesto

Daumal, attraverso il suo studio del sanscrito e delle filosofie orientali, cercava di sviluppare un pensiero libero e indipendente, capace di cogliere l’essenza della realtà al di là delle apparenze. L’influenza di Daumal sul teatro dell’assurdo è ravvisabile nella sua critica radicale alla ragione e alla società borghese, una critica che si traduce in una rappresentazione dell’assurdità dell’esistenza e della difficoltà di comunicare. Il teatro dell’assurdo si erge come una sfida all’intelletto dello spettatore; non regala facili consolazioni né risposte prefabbricate. Spinge a interrogarsi sul senso stesso dell’esistenza individuale e invita a riconsiderare le fondamenta su cui poggiano i valori dominanti della società contemporanea. Non per questa cessa il richiamo all’esplorazione avventurosa delle idee e al dubbio sulle certezze consolidate che caratterizzano il percorso intellettuale offerto da Daumal stesso.

Per apprezzare appieno la figura di René Daumal e la sua influenza sul teatro dell’assurdo, è utile conoscere altre opere che ne esplorano il pensiero e la poetica. Il Lavoro su di sé. Lettere a Geneviève e Louis Lief (Adelphi, 1998) offre uno sguardo intimo sulla sua ricerca spirituale e sul suo rapporto con il pensiero di Gurdjieff. La testa a rovescio, citato in apertura, raccoglie alcuni scritti eterogenei che testimoniano la sua incessante ricerca di un pensiero libero e indipendente. Infine, Controcielo (Tlon, 2020) assicura una panoramica completa della sua produzione poetica e prosastica, rivelando la sua sensibilità acuta e la sua profonda inquietudine esistenziale.


Articolo ibrido frutto dell’AI, ma revisionato da un essere umano.(scopri di più)
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