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L’orlo di Sylvia Plath, un grido contro la violenza sulle donne

Scritta pochi giorni prima del suo suicidio, avvenuto l'11 febbraio 1963, la poesia rappresenta una critica potente alle aspettative sociali sulla femminilità.
  • Sylvia Plath ha scritto la poesia Orlo il 5 febbraio 1963, pochi giorni prima del suo suicidio avvenuto l'11 febbraio.
  • La poesia utilizza immagini evocative come i figli paragonati a serpenti e richiami alla perfezione greca.
  • In Italia si segnala la raccolta di poesia pubblicata nel 2023 da Mondadori nella traduzione di Giovanni Giudici.

La poesia Orlo è stata scritta da Sylvia Plath il 5 febbraio 1963, pochi giorni prima del suo suicidio, avvenuto l’11 febbraio 1963. Plath aveva solo 31 anni quando decise di porre fine alla sua vita, un atto che molti attribuiscono alle violenze psicologiche e affettive subite dal marito, Ted Hughes. La poesia è spesso letta come un riflesso della sua disperazione e dei suoi pensieri suicidi, ma che oggi assume particolare importanza alla luce di una crescente sensibilità attorno alla violenza contro le donne.

Le immagini evocative e potenti utilizzate da Plath nella poesia sono di forte impatto: i figli paragonati a serpenti, la toga che richiama la perfezione dell’antichità greca ma anche il sudario della morte, nonché i riferimenti al ciclo mestruale, con il sangue, la luna e gli odori. Questi elementi mettono in rilievo una netta distinzione tra ciò che la società si aspetta da una donna e l’aspirazione di essere qualcosa che non potrà mai diventare. La poesia è un grido di ribellione contro un mondo che non lascia spazio alla vera essenza femminile. Eccola nella traduzione di Giovanni Giudici.

La donna è perfezione.

Il suo morto corpo

ha il sorriso del compimento,

un’illusione di greca necessità

scorre lungo i drappeggi

della sua toga,

i suoi nudi piedi sembrano dire:

Abbiamo tanto camminato, è finita.

Si sono rannicchiati i morti infanti

Ciascuno come un bianco serpente

a una delle due piccole

tazze del latte, ora vuote.

Lei li ha riavvolti

dentro il suo corpo come petali

di una rosa richiusa quando il giardino

s’intorpidisce e sanguinano odori

dalle dolci, profonde gole del fiore della notte.

Niente di cui rattristarsi ha la luna

che guarda dal suo cappuccio d’osso.

A certe cose è ormai abituata.

Crepitano, si tendono le sue macchie nere.

L’orlo di Sylvia Plath che si apre sull’abisso

Orlo illustra una scena perturbante in cui una madre e i suoi due figli si trovano morti sotto lo sguardo impassibile della luna. La poesia ritrae il suicidio della donna come una scelta, un sollievo e persino un traguardo. Tuttavia, la morte dei bambini rimane ambigua, suggerendo che la stanchezza e l’indifferenza del mondo possano aver contribuito al gesto estremo della donna.

La poesia tratta il suicidio come un fatto comune e naturale, ma allo stesso tempo misterioso, illustrando le esperienze e le circostanze oscure che possono spingere qualcuno a oltrepassare l'”orlo”, il limite. La donna appare serena nel suo ultimo atto. Il suo corpo sfoggia un sorriso di completezza, come fosse fiera di avere raggiunto la propria meta finale. I suoi piedi nudi sembrano fermi su una soglia e sussurra: Abbiamo fatto tanta strada, è finita, suggerendo che ciò che è finito è un lungo e difficile viaggio che può essere inteso sia in senso letterale sia metaforico.

Cosa ne pensi?
  • Una poesia potente e commovente che tocca il cuore... ❤️...
  • Troppo cupa e deprimente, lascia un senso di angoscia... 😞...
  • Interpreto la donna come simbolo di ribellione... 🤔...

La perfezione attraverso la morte

La poesia sembra alludere al fatto che solo tramite il trapasso sia possibile raggiungere la propria “realizzazione”. Plath sottolinea ironicamente gli ideali di una società maschilista che giudica tutte le donne in qualche maniera “difettose”. La poesia allude alle eroine classiche delle tragedie antiche e shakespeariane che hanno ucciso se stesse o i loro figli, evidenziando la femminilità e la maternità come fonti di intense pressioni e conflitti.

Sebbene il poema sembri voler enfatizzare l’affetto materno, in realtà descrive la maternità e la femminilità come esperienze difficili da sostenere, specialmente quando chi dovrebbe proteggere la donna, la tradisce e l’abbandona. La “donna ideale” perciò è colei che si rende capace di suicidio. L’asserzione che “la donna è perfezione” critica l’idea misogina che la donna ideale sia soltanto colei che non vive più.

Per orientarsi fra testo e contesto

Sylvia Plath è un’autrice capace di descrivere il proprio mondo interiore attraverso poesie che affascinano e toccano l’anima. Le sue opere, come La campana di vetro (pubblicato nel 1963 con lo pseudonimo di Victoria Lucas), offrono uno sguardo profondo e sincero sulla sua lotta personale. Plath ha affrontato una grave forma di depressione per tutta la sua vita adulta, alternando momenti di intensa vitalità a periodi di profonda tristezza. I suoi versi, nati nel contesto di una società indifferente nei confronti delle sofferenze femminili, oggi sono diventati un vigoroso monito sull’importanza del ruolo femminile nella società.

Orlo è una poesia che invita a riflettere sul ruolo della donna nella società e sulle aspettative irrealistiche che le vengono imposte. La poesia di Plath è un richiamo alla consapevolezza delle pressioni che le donne affrontano quotidianamente e delle conseguenze devastanti che queste possono avere sulla loro salute mentale e fisica. In Italia si segnala la raccolta pubblicata nel 2023 da Mondadori nella traduzione di Giovanni Giudici.


Articolo ibrido frutto dell’AI, ma revisionato da un essere umano.(scopri di più)
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