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- La lirica La mancanza di richiesta di poesia di Pasolini rivela il sentimento di esclusione della poesia nella società moderna.
- Il cambiamento culturale rispetto agli anni Cinquanta ha portato a una marginalizzazione del ruolo del poeta.
- L'opera Le ceneri di Gramsci pubblicata nel 1957 è un esempio di come i versi di Pasolini, un tempo di grande impatto, ormai abbiano perso il proprio mordente.
Pier Paolo Pasolini, nato il 5 marzo 1922 e ucciso il 2 novembre 1975, si è interrogato tutta la vita sul significato dell’arte per l’uomo. In particolare, nei versi de La mancanza di richiesta di poesia, contenuti nella raccolta Poesia in forma di rosa del 1963, ha espresso la sua amarezza riguardo all’inutilità della poesia in un mondo che sembra aver perso ogni desiderio. Si tratta di una lirica in cui Pasolini parla a se stesso, un poeta i cui anni di fervore e attivismo sociale sono scivolati via, lasciando dietro sé un’epoca segnata da delusione e un sentimento di alienazione di fronte ai mutamenti culturali e sociali:
Come uno schiavo malato, o una bestia,
vagavo per un mondo che mi era assegnato in sorte,
con la lentezza che hanno i mostri
del fango – o della polvere – o della selva –
strisciando sulla pancia – o su pinne
vane per la terraferma – o ali fatte di membrane…
C’erano intorno argini, o massicciate,
o forse stazioni abbandonate in fondo a città
di morti – con le strade e i sottopassaggi
della notte alta, quando si sentono soltanto
treni spaventosamente lontani,
e sciacquii di scoli, nel gelo definitivo,
nell’ombra che non ha domani.
Così, mentre mi erigevo come un verme,
molle, ripugnante nella sua ingenuità,
qualcosa passò nella mia anima – come
se in un giorno sereno si rabbuiasse il sole;
sopra il dolore della bestia affannata,
si collocò un altro dolore, più meschino e buio,
e il mondo dei sogni si incrinò.
«Nessuno ti richiede più poesia! »
E: «È passato il tuo tempo di poeta… »
«Gli anni cinquanta sono finiti nel mondo!»
«Tu con le Ceneri di Gramsci ingiallisci,
e tutto ciò che fu vita ti duole
come una ferita che si riapre e dà la morte!»
Il verso «Nessuno ti richiede più poesia! » rappresenta una constatazione amara sulla situazione della poesia nella società contemporanea. Nei suoi versi, il poeta suggerisce come il panorama culturale si sia evoluto verso l’emarginazione della poesia, che un tempo era portatrice di pensieri profondi e riflessioni sull’esistenza, mentre adesso è stata relegato in una forma d’arte marginale.
Pasolini non accusa solo la società, ma anche se stesso. L’autoaccusa «È passato il tuo tempo di poeta… » esplicita il senso di esclusione che Pasolini avverte rispetto alla sua epoca. Nato in un contesto in cui i poeti giocavano ancora un ruolo centrale, Pasolini si ritrova adesso in un mondo diverso, dove il ruolo di poeta e intellettuale è quasi ignorato. Qui affiora la pena dell’artista che sente di non avere più posto in una società ormai insensibile all’arte come strumento di trasformazione e introspezione.
Che cosa è rimasto degli anni Cinquanta?
«Gli anni cinquanta sono finiti nel mondo!» sottolinea la consapevolezza di Pasolini di un cambiamento epocale. In quegli anni, Pasolini era una figura autorevole e presente nel panorama culturale italiano, capace di scrutare le contraddizioni sociali e di opporsi al conformismo. Ma ora, con il passare del tempo e il mutare del contesto, Pasolini medita sulla fine di quel periodo. Il suo disincanto si rivolge non solo ai suoi scritti poetici, ma si estende anche a una critica più ampia verso la società e le sue trasformazioni. È come se l’autore stesse osservando un mondo lontano da quello che conosceva e per cui combatteva, un mondo dove non riesce più a identificarsi.
Il riferimento a Le ceneri di Gramsci assume una valenza particolarmente significativa. Quest’opera, pubblicata da Garzanti nel 1957, è una delle più significative della sua produzione poetica e simboleggia il dialogo interiore di Pasolini tra ideologia e valori, tra il suo amore per il popolo e il suo impegno politico. In questo verso, però, Pasolini medita amaramente sul trascorrere del tempo: Le ceneri di Gramsci, un’opera densa di senso politico e umano, sembra ora perdere il suo impatto, ormai ingiallita in una società che non riconosce più la vitalità di questo messaggio.
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Per opporsi al mutismo dell’indifferenza
Questi versi rappresentano una riflessione critica sulla società moderna e sull’emarginazione dell’arte e della poesia in un’epoca disincantata. Pasolini esprime il tormento di un poeta che avverte il peso dell’indifferenza e l’amarezza nel vedere la propria creazione confinata a un tempo passato, sbiadita come un tomo abbandonato. Tuttavia, anche se la poesia sembra perdere significato, l’autore continua a comporre versi, a raccontare il suo dolore e la nostalgia per un periodo in cui l’arte era ancora uno strumento capace di plasmare la realtà.
In questo modo, Pasolini riesce a manifestare non solo la propria crisi interiore, ma anche una denuncia sociale riguardo a una società che ha marginalizzato la poesia e, insieme a essa, il potere delle parole di provocare il risveglio delle coscienze. La mancanza di richiesta di poesia diventa quindi un prologo alla sua volontà di preservare viva la voce poetica, come testimonianza di un’epoca forse scomparsa, ma che rimane essenziale per opporsi al mutismo dell’indifferenza.
Per orientarsi fra testo e contesto
La poesia di Pasolini, pur riflettendo un senso di disillusione e marginalizzazione, invita a una riflessione profonda sul ruolo dell’arte nella società moderna. Non a caso la sua opera continua a offrire spunti di riflessione su temi universali come l’impegno civile, la critica sociale e la ricerca di significato in un mondo in continua evoluzione. Per chi desidera esplorare ulteriormente il pensiero di Pasolini, è utile accostarsi anche alle sue opere cinematografiche come Accattone (1961) e Il Vangelo secondo Matteo (1964), che offrono ulteriori prospettive sulla sua visione del mondo.